Passione, determinazione, ambizione, senso del dovere e spirito di sacrificio, oltre ad una innata capacità di relazionarsi specialmente con i più piccoli, che devono essere accompagnati nel loro cammino di crescita e diventare, prima ancora che bravi calciatori, persone rispettose del prossimo.
Queste le principali caratteristiche di un bravo mister che emergono dalle parole di Dario Nuhu e Simone Piscopo, due giovani allenatori del Venezia Football Academy, che entrerà all’Istituto Berna con il Progetto “Futuri leoni Arancioneroverdi”. Mercoledì 22 maggio, dalle 9.30 alle 12, gli alunni delle classi prima, seconda e terza saranno impegnati in alcune attività ludico-motorie promosse proprio dal Venezia Football Academy, che si svolgeranno all’interno dell’Istituto. Il progetto “Futuri leoni Arancioneroverdi” è sostenuto dal Comune di Venezia e si pone come obiettivo la diffusione dello sport come attività sana e divertente, ma soprattutto come strumento di unione e di condivisione.
Dario ha 28 anni, è originario dell’Albania ma risiede a Jesolo da molti anni. Ha conseguito una laurea magistrale in Scienze e Tecniche delle Attività motorie preventive ed adattate all’Università di Ferrara. Prima di approdare all’Academy del Venezia ha allenato i giovani giocatori fino all’Under 18 della Spal. Simone invece ha 24 anni e vive a Scorzè. Ha frequentato il liceo scientifico ed è iscritto alla facoltà di Economia a Ca’ Foscari. Ha sempre giocato a calcio ed insegna all’Academy da quattro anni. Entrambi nutrono una grande passione per questo sport e, dopo aver giocato per qualche tempo, hanno iniziato ad allenare i giovani. Da quel momento non hanno più smesso ed entrambi sperano che un domani questa possa diventare la loro definitiva professione.
Gli step necessari per diventare mister quali sono?
Va fatto un percorso, anche per allenare i più piccoli. Si inizia con il cosiddetto patentino della Uefa C, che si ottiene da una somma di crediti dati dall’esperienza che hai avuto nel mondo del calcio, ma anche dagli studi universitari conseguiti. Per questo motivo consigliamo ai ragazzi di studiare, perché per raggiungere questo primo traguardo anche i titoli scolastici fanno punteggio.
Le maggiori soddisfazioni e fatiche della professione?
Di soddisfazioni ce ne sono tante. I ragazzi, specie i più giovani, apprendono velocemente qualsiasi cosa venga loro spiegata e vedere che in campo mettono in pratica quello che hai spiegato all’allenamento è per noi motivo di grande soddisfazione. In modo particolare quest’anno è nata una sintonia magica con i nostri ragazzi: ogni fatica viene ripagata dai loro sguardi.
Quali caratteristiche deve avere un buon allenatore che lavora con i giovani?
È necessario essere degli educatori, proprio come a scuola. Agli inizi bisogna mettere il calcio in secondo piano ed insegnare quello che è il rispetto delle regole: per i compagni, per gli allenatori, per gli avversari e per l’ambiente che ci circonda. Poi ovviamente un allenatore deve lavorare con passione ed essere competente a livello calcistico.
Spesso si parla di difficoltà di relazione con i genitori pieni di aspettative per i figli. Cosa ne pensate?
Talvolta purtroppo i genitori, quando si tratta del proprio figlio, non riescono ad essere obiettivi. In Academy non ci sono questi problemi, perché la società ha preferito che gli istruttori non abbiano rapporti con i genitori. Il consiglio che possiamo dare alle famiglie è quello di occuparsi di tutto ciò che appartiene all’ambito educativo e sociale, ma lasciare al mister la parte tecnica. Quando un ragazzo torna dall’allenamento stanco ma soddisfatto, l’obiettivo a nostro avviso è stato raggiunto.
Come sono cambiati i ragazzi?
Dal punto di vista educativo fanno spesso fatica a riconoscere il ruolo dell’autorità e questo ovviamente non facilita il nostro lavoro. Per quanto riguarda l’ambito sociale, invece, non giocano più assieme per strada o nei parchi. È necessario che riscoprano le relazioni, anche per interagire meglio come squadra.
Qual è la differenza fra allenare una squadra di periferia e un’Academy?
Lavorare in un’Academy per noi allenatori rappresenta una grande opportunità di crescita e di visibilità. Società di spessore come il Venezia mettono a disposizione mezzi e strumenti di formazione che le piccole realtà non sono in grado di fornire. Riteniamo l’Academy una valida opportunità anche per i ragazzi; confrontarsi con giovani di pari età che magari giocano in società di serie A non capita tutti i giorni.
Federica Zanata