Già alle prime luci dell’alba alcuni volontari raggiungono la basilica della Salute, in attesa dell’arrivo di Papa Francesco. Un vento freddo spazza il campo, dove si respira una bella energia. Dopo poco i giovani, pronti a prendere parte all’incontro, vengono da loro accolti.<+no rientro_GV>
La sveglia non è stata clemente per nessuno, ma tutti si dimostrano da subito energici: in un clima di condivisione si svolge il tempo di un’attesa paziente, ma carica di desiderio. Quando il Papa arriva l’emozione, prima vibrante nell’aria, esplode in gioia pura, piena e autentica.
Il Santo Padre è accolto con spirito festoso, poi cala il silenzio. I giovani siedono e dai loro occhi traspare l’emozione e l’incredulità di una vicinanza quasi inaspettata. Francesco rivolge ai ragazzi e alle ragazze del Triveneto il suo discorso e lo fa con quella semplicità che contraddistingue da sempre le sue parole, con quel modo semplice di trasmettere l’amore che in questi anni abbiamo ormai imparato a riconoscere. Lo fa con atteggiamento paterno, soffermandosi ad ammirare quei volti che lo ascoltano con attenzione, scherzando con loro, toccando tanti punti della quotidianità del mondo giovanile. Non grandi proclami, ma un discorso semplice e incisivo, proprio perché dai ragazzi parte e a loro poi ritorna.
I suoi pensieri raccontano la realtà dei giovani: il rapporto con la tecnologia, il sapersi accettare, il riconoscere la bellezza, l’imparare a non giudicare. Non mancano i riferimenti a Venezia, città bella ma altrettanto fragile, come i giovani che spesso vedono di loro stessi solo le fragilità e gli errori, senza saper riconoscere quanta bellezza sanno portare davvero nel mondo.
E l’invito è semplice: cambiare inquadratura, guardarsi così come ci vede Dio. Fragili, sì, ma in grado di creare cose meravigliose. Un messaggio di coraggio scandito da due verbi lasciati in dono ai presenti: “alzarsi” e “andare”. Due atteggiamenti che, dalla Gmg di Lisbona, riecheggiano nella realtà pastorale locale, che in questi tempi vive nel costante desiderio di camminare insieme. “Alzarsi” per vincere la forza della negatività e “andare” per donare agli altri il bene ricevuto. Soprattutto, però, “rimanere”, perché nella vita ci vuole costanza.
I giovani lo ripetono più volte insieme al pontefice: “alzati e vai!” e, quasi a rendere più concreto il messaggio, si alzano e si incamminano fino a piazza San Marco, dove la comunità attende per iniziare la Messa. Sono giovani messaggeri, portatori dell’invito del Papa. Ricongiungendosi al resto della Chiesa veneziana, ma soprattutto ritornando ognuno alla propria vita, essi saranno in grado di “creare” meraviglie, ma soprattutto di sentirsi parte di una Chiesa capace di rimanere – sempre – nell’amore di Cristo.
Papa Francesco ha aperto il suo discorso ai ragazzi dicendo: «Non so se vi è capitato di vivere alcune esperienze così belle da sentire il bisogno di condividerle». Dopo i momenti vissuti la risposta non può che essere “sì”. E noi giovani siamo pronti a trasmettere a tutti il dono di amore che abbiamo ricevuto.
Annachiara Banzoli e Giada Cavasin