Dodicimila abitanti e i due estremi geografici a 21 chilometri uno dall’altro. I confini sono più o meno quelli del Comune di Eraclea. Le eccezioni sono Brian (comune di Eraclea, ma vicariato di Caorle) e Cittanova (vicariato di Eraclea, ma comune di Sandonà). Venerdì 12 qui comincia la visita pastorale del Patriarca Francesco alla collaborazione di Eraclea.
Mons. Davide Carraro, parroco di Eraclea, Ca’ Turcata, Stretti e Cittanova è il vicario foraneo di una realtà che comprende anche le parrocchie di Ponte Crepaldo, Valcasoni e Torre di Fine.
Quali le sensazioni a un passo dall’inizio della visita pastorale?
Siamo nel mezzo di un periodo intenso: Pasqua, prime comunioni, visita del Papa… Un’agenda sin dall’inizio compressa; ora che il calendario diocesano si è infittito di nuovi eventi, ancor di più. Nonostante tutte le contingenze temporali, di bello resta il desiderio del Patriarca di stare con noi.
Tra le aspettative per la visita, l’attesa di una conferma nella fede… e poi?
Vorremmo capire quali passi fare in un territorio vasto, con parrocchie anche piccole, che però dicono il bisogno di mantenere la propria identità. E dove, sì, l’età anagrafica è piuttosto alta, ma c’è comunque grande vitalità. Riuscire, come sacerdoti, ad andare incontro alle loro esigenze è un punto di forza, ma che va indirizzato. Dobbiamo pensare quando chi seguirà queste realtà non sarà più giovane: annunciare Cristo, in un cammino di collaborazione, evitando però una pastorale a misura dei preti che ci sono oggi.
A quale bisogno più urgente la visita pastorale dovrebbe dare risposta?
A quello di un orizzonte sinodale: che tenga conto di distanze, calo demografico, ma anche della vitalità delle parrocchie più piccole. Con dei cambiamenti necessari, ma che non mortifichino nessuno.
C’è qualche aspetto della collaborazione che all’esterno sfugge e che preme far conoscere in occasione di questa visita?
Spesso la “collaborazione di Eraclea” è identificata con Eraclea. Ma così passa l’idea che tutto sarebbe centrato sul capoluogo. È importante invece rendersi conto che anche le altre parrocchie, pur più piccole, benché non “giovani” sono vive… Frazioni che a livello sociale, di fede e di testimonianza dicono una presenza, delle relazioni. E desiderano per questo essere incontrate dal Patriarca, che non ha ancora avuto modo di conoscerle a fondo.
La preparazione alla visita pastorale sta facendo emergere delle domande: c’è qualche istanza che si impone con forza?
Il desiderio di essere più attaccate al Patriarca e alla Chiesa diocesana. La distanza geografica e i numeri piccoli rischiano di tenere ai margini alcune nostre realtà e di alimentare la sensazione di essere un po’ vittime della situazione. Riguardo la visita pastorale, la fatica nasce dal fatto che essa si rivolge alla collaborazione e non alla singola parrocchia, che desidererebbe l’attenzione su di sé: sono obiezioni che dicono il bello di essere cristiani, ma anche la fatica di fare dei passi assieme.
Quali sono i punti di forza della collaborazione?
La comunione tra noi preti, in questo frangente in cui proviamo a fare dei passi assieme, partendo da quello che non riusciamo a fare come singoli (ad esempio, il corso di preparazione al matrimonio): il limite della singola parrocchia diventa opportunità per crescere insieme. Il punto di forza è dunque la capacità di obbedire alla realtà.
Qual è il futuro che attende quella di Eraclea?
Eraclea è la parrocchia centrale, più grande. Sta affrontando comunque dei cambiamenti. Non fosse altro che per il fatto che vi sono quattro parrocchie con i medesimi parroco e viceparroco: il servizio è perciò distribuito tra tutte. È un impegno bello, dinamico, suscettibile di novità, con alcuni sacrifici, ma che tiene conto del bene di tutte e quattro.
E terrà conto delle indicazioni che giungeranno a visita conclusa.
Giovanni Carnio