«Il tributo permetterà di quantificare meglio i turisti, migliorando così anche i servizi: non è la soluzione definitiva ma da qualche parte bisognava cominciare per trovare un punto di equilibrio tra le esigenze di Venezia e i flussi turistici». Lo afferma Loris Tosi, giurista e professore ordinario di diritto tributario all’Università Ca’ Foscari , intervenuto nei giorni scorsi all’incontro “City -Tax: attualità e prospettive” organizzata dai Rotary Club Venezia Mestre, Mestre Castellana e Rotaract Mestre Insieme.
Il 25 aprile entrerà in vigore la tanto annunciata tassa di accesso, dopo una lunga gestazione di cinque anni, con adeguamenti, rimaneggiamenti e revisioni del regolamento approvato nel 2019. «Il fatto che non sia diventata subito operativa dimostra la delicatezza del tema che ha ricadute organizzative oltre che economiche – ha chiarito Tosi – nella prima versione la tassa avrebbe dovuto essere pagata dai vettori e non direttamente dai visitatori, nella forma sperimentale in cui verrà applicata prevederà 19 giornate di test fino al 14 luglio e comprenderà l’intera area insulare eccetto le isole minori, sarà obbligatoria delle 8.30 alle 16 al costo fisso di 5 euro, qualsiasi sia il mezzo di trasporto con cui si entra in città. Si potrà pagare in anticipo sull’apposita piattaforma online ma anche presso biglietterie e tabaccherie».
«In questa operazione vanno rilevate alcune qualità principali – aggiunge l’esperto – misura l’afflusso di persone, aumenta il gettito attraverso il contributo diretto e rende i turisti partecipi dei servizi necessari a Venezia».
«C’erano due opzioni per il legislatore, introdurre un contributo nuovo oppure adeguare un tributo esistente, è stata scelta la seconda via, ovvero estendendo alla città, unica nel panorama nazionale e non solo, il contributo di sbarco che si applica per le isole».
«Venezia in questo senso fa da cavia, l’applicazione è sperimentale e prevederne l’esito in questo momento è complicato – riflette il giurista – fra le criticità c’è una condizionalità per cui la libertà di movimento viene vincolata e il diritto alla riservatezza viene meno dovendo condividere i propri dati personali, con tutto il tema della gestione e trattamento di queste informazioni. La gestione di questi aspetti va fatta in modo intelligente, infatti alla disciplina generale sono state previste 4 casistiche di esclusione e ben 27 di esenzione, tenendo conto di chi si reca a Venezia non solo per motivi turistici. Da un punto di vista squisitamente giuridico non è buona norma avere tante eccezioni, ma la sfida maggiore non sarà tanto prevederle quanto verificarle, la tassa funzionerà davvero se faranno altrettanto i controlli».
«Personalmente – precisa Tosi – non l’avrei estesa all’intera città ma solo ad alcune zone nevralgiche più facili da controllare come l’area marciana, Rialto o i Frari, nel rispetto del codice dei beni culturali e del paesaggio, oltre a tassare solo i grandi vettori dalle compagnie aeree a quelle navali passando per i trasporti ferroviari, in questo modo però non si sarebbero avuti numeri puntuali sugli afflussi e il gettito sarebbe stato inferiore. Quindi comprendo la necessità di fare i conti con l’economia, in una città dove il rapporto fra turisti e residenti è di 35 a 1 e bisogna garantire servizi che hanno un costo diverso che in terraferma. Con una sperimentazione va sempre accettato un margine d’imprecisione, quindi molto probabilmente il tributo subirà degli aggiustamenti».
«E’ giusto limitare l’accesso a un patrimonio artistico e museale? – conclude l’avvocato – In questo caso l’intera città viene considerata un’opera d’arte, anche se le persone possono venirci non per visitarla. Il Comune per i primi tempi dovrà gestire il tributo su un piano di moral suasion, cercando la collaborazione sia con i cittadini che con i turisti. Il tributo, che è individuale, ha un senso soprattutto pensando che, avendo i luoghi di maggior interesse in un’area piuttosto circoscritta, a Venezia in un paio di giorni si visitano i monumenti più frequentati ed è una delle città con il minor tasso di ritorno: quindi a Venezia si viene una volta nella vita e la si visita in poco tempo. In questo modo un contributo di accesso ha senso, anche se la disciplina sperimentale non prevede un limite agli ingressi, ma credo che la cosa più importante di questa tassa sia che costringe a parlare e affrontare il tema del sovraffollamento a livello collettivo».
Massimiliano Moschin