“Dove posso andare a mangiare?”. È da questa domanda che il maestro Alessandro Tortato ha preso spunto per il suo libro “I ristoranti di Venezia”, pubblicato dalla casa editrice Ronzani e presentato mercoledì 7 febbraio presso l’hotel Monaco & Grand Canal.
«L’idea – spiega a GV – è nata proprio dal fatto che la domanda che mi è stata rivolta più di frequente da amici e conoscenti che venivano a Venezia era: “Dove posso andare a mangiare?” e dalla considerazione che non ci fosse ancora una guida sistematica dei ristoranti di Venezia. Ci sono molti pregiudizi riguardo alla ristorazione veneziana, come se fosse rivolta solo ai turisti. Invece non è così. Inoltre recentemente sono giunti chef stellati di rilievo che hanno giovato a tutta la città. È una prova che Venezia è riuscita ad adattarsi ai tempi anche in questo, come ha sempre fatto nella sua storia».
“I ristoranti di Venezia”, tuttavia, non si limita a recensire le attività di ristorazione della città, ma dedica anche un ampio spazio alla storia di ogni luogo: «In realtà si può dire che questa è una guida della città attraverso i suoi ristoranti – osserva l’autore – perché a Venezia ogni pietra, ogni palazzo parla. Qui viveva o lavorava un pittore famoso, lì è stato girato un film… Per ogni recensione ho voluto raccontare una storia e delle curiosità. È per questo che si può considerare anche come un libro di lettura, non solo di consultazione». La guida sarà a breve presente in tutte le librerie di Venezia, anche in inglese: «L’edizione inglese è separata per non appesantire il libro cartaceo; in fondo una guida deve essere portatile».
Nato a Venezia nel 1969, Tortato è musicista e direttore d’orchestra di fama internazionale, storico e giornalista per il Corriere del Veneto. Attualmente insegna Teoria, ritmica e percezione musicale al Conservatorio di Venezia. «Penso che sia importante fare tutto con serietà e onestà intellettuale. Io ho cercato e, con un po’ di fortuna, ho avuto il privilegio di trasformare le mie passioni in professioni – racconta Tortato – però la musica, spero di non essere “blasfemo”, è il mio mestiere. È ciò che mi fa vivere e quello a cui mi sono dedicato anima e corpo, ottenendo grandi soddisfazioni. Sono contento anche dell’insegnamento, non è assolutamente un’attività di ripiego. Adoro stare assieme ai ragazzi e non penso che le nuove generazioni siano peggiori, ma che, come tutte, abbiano i loro lati positivi e negativi. Non bisogna guardare le etichette ma le capacità del singolo».
Diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia e in direzione d’orchestra presso il Conservatorio Alfredo Casella dell’Aquila, la sua carriera musicale è cominciata nel 2003 dopo aver vinto il primo premio al concorso internazionale per direttori d’orchestra a Maikop, in Russia. Per comprendere appieno il significato della musica che dirigeva si è diplomato anche in composizione. Ha diretto orchestre in tutta Europa e in Israele, ma tra le esperienze che ricorda con più soddisfazione c’è il periodo in cui è stato direttore artistico dell’Accademia Musicale di San Giorgio, specializzata in musica da camera, chiusa nel 2019: «I concerti si svolgevano in importanti istituzioni musicali, la qualità del suono era alta e la produttività era ottima perché i musicisti erano tutti affiatati e le prove erano efficaci».
Il professore ricorda anche l’importanza della musica per la formazione della persona: «La musica, come lo sport, insegna una disciplina fondamentale per la crescita perché per ottenere dei risultati bisogna dedicarle molto tempo e specialmente oggi, in un mondo che si muove così velocemente, dovremmo tenerlo a mente. Non dimentichiamoci che perfino Mozart studiava e si esercitava 12 ore al giorno, nonostante il suo talento. In Italia, purtroppo da molto tempo, lo spazio per la musica è ridotto, ma la musica non dovrebbe essere per pochi. Penso che si debba migliorare anche l’approccio durante le scuole medie».
Da diversi anni scrive per il Corriere del Veneto, dorso regionale del Corriere della Sera, articoli di storia contemporanea e cura inoltre la rubrica di enogastronomia “Note di Gusto”, il cui nome richiama la sua professione, per il Corriere e ha collaborato con la Guida ai ristoranti del Sole 24 Ore diretta da Davide Paolini.
Camilla Pustetto