Non solo a Carnevale, ovviamente. Ma il periodo clou per le maschere e i suoi artigiani è proprio questo. In calle delle Bande, nel sestiere di Castello, si trova uno dei più importanti laboratori artigianali di maschere nel territorio veneziano, tra quelli aperti prima della riscoperta del Carnevale nel secolo scorso. Si chiama Kartaruga.
L’attività è stata avviata nel 1985 da Franco Cecamore, professore oggi in pensione che per molti anni ha insegnato al Liceo Artistico. «Mio papà ha cominciato a realizzare maschere quando era giovane e l’approccio nei confronti del Carnevale era diverso», racconta la figlia Francesca, da diversi anni titolare del laboratorio e del negozio, oltre che attuale presidente della Compagnia dei Mascareri. «La festa era vissuta nel suo vero spirito, cioè come un momento di gioco e di evasione ed era anche più sentita dai veneziani. Poi negli anni Novanta il Carnevale è rinato come evento e ha fatto impennare l’economia. Molti negozi di maschere hanno aperto, ma tanti hanno chiuso dopo il boom iniziale».
Il censimento dei mascareri non è semplice perché non tutti gli artisti e artigiani sono iscritti alla Compagnia e perché alcuni tendono a non definire “mascarer” chi decora le maschere ma non le realizza. Tuttavia si stima che in centro storico i mascareri siano più o meno trenta, ognuno con uno stile. Per esempio in Kartaruga, accanto alle maschere tradizionali, compaiono le maschere di animali, realizzate da Franco Cecamore ispirandosi alle favole.
«Con le maschere fin da bambina, ma non pensavo di farne un mestiere». Francesca Cecamore si è avvicinata più tardi al mondo dei mascareri, benché aiutasse il padre da quando era bambina: «Lavorare con lui era un momento di incontro tra padre e figlia – racconta Francesca – e anche se lui adesso è in pensione, io mi considero ancora la sua apprendista e sento lui come il mio maestro. Inizialmente però non pensavo che avrei intrapreso questa strada perché ero attratta dalle letterature inglese e tedesca. In seguito mi sono appassionata a quest’arte che richiede ricerche, esperimenti, fantasia, curiosità e apertura mentale».
La collaborazione con il mondo del cinema. Francesca e Franco Cecamore negli anni hanno realizzato molte maschere su commissione, non solo per Carnevale ma anche per il mondo del teatro e del cinema. Tra i lavori di maggior successo non si possono dimenticare le maschere dei tre protagonisti della scena in maschera in Eyes Wide Shut (1999) di Stanley Kubrick e la bauta usata da Heath Ledger in Casanova. «Le commissioni per il teatro e il cinema sono un’occasione per uscire dal quotidiano, studiare nuove tecniche e approcciarsi a mondi diversi – racconta Francesca – è molto bello confrontarsi con il regista, con i costumisti e anche con gli attori stessi. Soprattutto nel teatro ogni attore ha un ruolo per il quale è particolarmente portato e che interpreta nella maggior parte degli spettacoli. In tal caso necessita di una maschera fatta su misura in cuoio, più resistente e comoda rispetto a una di cartapesta. Anche per il Carnevale però riceviamo ordini di maschere particolari per le quali dobbiamo cercare di interpretare il desiderio e lo spirito del cliente».
Purtroppo la tecnica delle maschere, riconosciuta come artigianato artistico, soffre la mancanza di ricambio generazionale: «Per i giovani sarebbe un’occasione non solo per guadagnare tramite i turisti che acquistano nel negozio ma anche e soprattutto per collaborare con il mondo dello spettacolo. Però non c’è abbastanza interesse. Noi collaboriamo per un progetto Pcto (ex alternanza scuola-lavoro) con un liceo artistico, che tuttavia non è di Venezia».
Camilla Pustetto