“La forza della vita ci sorprende” è il tema della 46a Giornata Nazionale per la Vita che si celebrerà domenica 4 febbraio. Il Movimento per la Vita di Venezia Mestre ha allestito presso una cinquantina di parrocchie della Diocesi, lo stand con le primule che saranno donate a chi farà un’offerta a favore dei progetti del Mpp stesso e del Centro Aiuto Vita.
Il Centro Aiuto Vita che si trova in via Altobello a Mestre ha aiutato nel corso dell’ultimo anno un centinaio di donne in difficoltà, facendo nascere 60 bambini. «Dopo un calo legato alla pandemia, le attività sono riprese nella normalità: aiutiamo le donne in gravidanza, che sono in difficoltà, accompagnandole fino a circa il primo anno di vita del bambino fatto nascere. Nel 2023 ne sono così venuti alla luce una sessantina. Di questi ne seguiamo ancora una cinquantina, mentre le mamme che assistiamo sono pressappoco un centinaio, di tredici nazionalità diverse. Ci sono certamente anche italiane», spiega Elisabetta Cozzi presidente dall’aprile scorso del Cav di Mestre, subentrata a Brunella Furegon che è rimasta in carica per 12 anni e ora supporterà la neo presidente insieme a tutto il direttivo.
Per quanto riguarda i volontari, anzi le volontarie… «Da dieci siamo passati a tredici. Come età media, direi siamo sulla sessantina d’anni. Le tre signore che si sono aggiunte in ottobre hanno svolto un corso di preparazione, guidato da una psicologa. Entreranno in servizio effettivo dopo il breve periodo di tirocinio. Sono contente loro, siamo contente anche noi: abbiamo un bel gruppo», ripete più volte Cozzi. «Ma inviterei ancora altre persone, perché toccare con mano tante situazioni come quelle che vediamo al Centro, aiuta a crescere e a capire quanto importante sia condividerle».
C’è uno spirito positivo nella presidente, nonostante alcuni problemi legati ai costi – «Il prezzo del latte, dei pannolini, degli omogeneizzati è aumentato» – e agli spazi («Un po’ carenti, ma ce la facciamo… Abbiamo cercato di ottimizzarli, cambiando un po’ l’arredamento in modo da guadagnare volume».
Quali sono le difficoltà maggiori? «Vorremmo far conoscere di più la nostra associazione, arrivare a più persone, incoraggiandole a venire, per dar modo ad altre donne che affrontano problemi simili di maturare liberamente la scelta di non abortire. Chi viene ci conosce soprattutto grazie al passaparola. Le accomuna il fatto di essere sole a decidere: il compagno non ne vuole sapere… la famiglia è assente. Quante volte una ragazza viene allontanata da casa perché incinta… Noi le aiutiamo volentieri, senza aspettarci nulla in cambio. Ci gratifica la mamma che ti mostra il figlio e ti dice: “Questo bambino non sarebbe mai nato”, o ti abbraccia, o ti dà un biglietto di ringraziamento… Alle signore straniere suggeriamo sempre di frequentare un corso di italiano. In caso di bisogno, una nostra volontaria parla inglese. Ma – assicura – comunque sia, per le esigenze che hanno, ci capiamo benissimo lo stesso».
Giovanni Carnio