Sarà una serata in cui lo spettatore avrà la possibilità di interrogarsi e interpellarsi su una serie di argomenti che fanno parte della vita di ciascuno, a 360 gradi.
Un viaggio che offrirà spunti e riflessioni attraverso l’utilizzo di modalità variegate, come ad esempio – all’inizio – proponendo una carrellata di parole e domande strettamente connesse all’attualità: guerra, sostenibilità, femminicidio, globalizzazione e bombardamento mediatico. È tutto pronto per “Qualcosa da dire, qualcosa da fare: navigare l’incertezza del nostro tempo”, uno spettacolo – ma allo stesso tempo una vera e propria testimonianza – pensata per tutte le età. Dai catechisti ai genitori, dai giovani agli animatori. Ideato e realizzato da Marco D’Este, veneziano di professione tipografo, nonché ex allievo ed educatore dei Salesiani Don Bosco, sarà portato in scena in prima assoluta sabato 27 gennaio, alle 21 e ad ingresso libero, nel patronato Leone XIII di Castello. Un evento che s’inserisce nel ricco calendario di appuntamenti dedicati alla festa di Don Bosco.
«L’idea è nata da un percorso di autoconsapevolezza, dopo aver terminato due anni fa gli studi, laureandomi allo Iusve di Verona in Scienze della comunicazione. L’obiettivo – spiega D’Este – è stato fin da subito quello di raccogliere in maniera trasversale le varie discipline che come comune denominatore avevano proprio la comunicazione. Avevo un sogno nel cuore: tornare a stare a contatto coi giovani, ma non con il classico stile dell’incontro. E così, raccogliendo gli stimoli degli anni universitari e anche alla luce della nascita della mia prima nipote, ho pensato di provare a trasmettere un messaggio nuovo». Un lavoro impegnativo, quello di D’Este che ha cercato di collegare fra loro, riprendendo in mano i libri di studio, gli elementi prettamente universitari (pedagogia, filosofia, psicologia e semiotica) con quelli più personali, di vita vissuta. Testi, parole, musica e gestualità accompagneranno il pubblico in uno storytelling ideato per «toccare le corde di chi mi sta di fronte. Fin dall’inizio ho voluto fosse uno spettacolo che abbracciasse la mia storia, partendo da un passato ed approdando ad un presente per tentare, senza pretese, di trasmettere qualcosa».
Un’esperienza che racchiude in sé un viaggio a sorpresa, «all’interno del quale mi auguro possano ritrovarvisi un po’ tutti». Un monologo arricchito da immagini e video realizzati dallo stesso D’Este per narrare, anche a livello visivo, determinati contenuti. «Ringrazio l’amico Matteo Morabito per il supporto tecnico. Per questa prima uscita non potevo che scegliere un ambiente salesiano. Ed era importante per me che lo spettacolo si svolgesse a Venezia, affinché fosse qualcosa di condiviso con la mia venezianità».
Marta Gasparon