L’anno scolastico appena avviato è segnato non tanto dall’attenzione al tema pedagogico-didattico, quanto dalla questione che da mesi sta dividendo il Paese: il dibattito sui vaccini. «Non è certo il migliore degli inizi», commenta Stefano Cecchin, Presidente Fism Veneto.
«Ci auguriamo che, passata la buriana della prima settimana, ci si tranquillizzi tutti e si ricominci a pensare ai bambini e alle loro necessità di educazione e di istruzione, cioè alla funzione specifica dei nidi e delle materne. Solo lo scorso giovedì 7 settembre – quattro giorni prima della scadenza fissata dalla legge all’11 settembre – si è fatta chiarezza in merito, con la sospensione del decreto regionale a opera del presidente Zaia. Pertanto la deroga rispetto alla normativa statale e al periodo transitorio fino a 2019 non sarà applicata. E’ prevalsa una auspicata collaborazione istituzionale e un senso di responsabilità verso le famiglie e i gestori, in modo da aiutarli nell’avvio dell’anno scolastico. Perciò il punto di riferimento in tema di obbligo vaccinale resta quello statale e in questo senso si è espresso l’Ufficio scolastico regionale che ha ribadito il dovere per i gestori delle scuole paritarie e per i dirigenti degli istituti comprensivi statali di raccogliere la documentazione che serve a far accedere i bambini alla frequenza».
Le famiglie, prosegue Cecchin, «devono dunque aver presentato al dirigente o gestore come minimo la richiesta di appuntamento con l’Asl per poter effettuare l’iscrizione. Possono far accedere i loro figli anche i genitori che presentano l’autocertificazione dei vaccini, l’attestazione di stato vaccinale, il certificato di stato vaccinale, o che dichiarino l’omissione o il differimento delle vaccinazioni per motivi di salute (in questi ultimi due casi i documenti devono essere controfirmati dal pediatra). Chi non presenti nulla di tutto ciò vedrà sospesa la frequenza del proprio figlio. Il bambino tuttavia non perde il diritto all’iscrizione e potrà riprendere la frequenza non appena la famiglia si ripresenterà almeno con la richiesta di appuntamento con l’Asl. Le famiglie avranno poi tempo fino al 10 marzo per mettere in regola il proprio figlio per tutte e 10 le vaccinazioni obbligatorie».
Doverosa, però, la precisazione: «Ci tengo infine a sottolineare – chiude Cecchin – che non esiste scuola o istituzione educativa o scolastica statale, paritaria e non paritaria che si possa esimere da questi adempimenti e procedure. Pertanto i genitori non si devono fidare di chi afferma che non è necessaria questa documentazione: non stanno solo agendo al di fuori della legge, ma si stanno prendendo la responsabilità di ammettere a scuola bambini sui quali le garanzie e le coperture in caso di infortunio sarebbero tutte da verificare». (V.P.)