«Non ho avuto una formazione missionaria e non sono nemmeno un teologo o un biblista, ma semplicemente un cristiano che ha ricevuto il dono dell’ordinazione diaconale».
Così Giovanni D’Alberton, diacono della parrocchia mestrina di Santa Maria della Pace, come premessa al suo impegno caritativo in terra d’Africa e in modo particolare a favore delle suore Gerardine presenti in Benin. Lui, ex impiegato bancario ormai in pensione, racconta di aver accolto l’invito di Papa Francesco nella convinzione che anche nel nostro Paese il bisogno di aiuto non manchi, ma che «al di là dell’oceano alcune realtà sono ancora più bisognose».
Una congregazione, quella delle Gerardine, che il diacono D’Alberton ha sostenuto nella realizzazione di un centro sanitario. «Grazie alle generose offerte ricevute da molti benefattori – spiega – e al ricavato ottenuto attraverso i mercatini realizzati in alcune parrocchie, ho potuto raccogliere 12mila euro che ho distribuito in parte in Costa d’Avorio, per l’orfanotrofio delle suore delle Poverelle, e in parte alle Missionarie della Carità». Poi l’arrivo in Benin, dove D’Alberton ha incontrato le religiose della congregazione di Maria della Medaglia miracolosa, impegnate nella gestione di un orfanotrofio di sole ragazze, e in seguito le Agostiniane. Ma l’impegno massimo è stato rivolto dal diacono proprio alle suore Gerardine, che dal 2020 hanno avviato la costruzione di un centro sanitario per salvare le madri del Benin e del vicino confine – spesso scarsamente assistite al momento del parto – insieme ai loro figli. “Vita per tutti” il nome scelto per la struttura, composta da un reparto di ostetricia e radiologia, oltre che da un laboratorio di analisi e da un dispensario, e situata a Tchaada, nel villaggio di Lfangni.
«Questo è il mio modo di testimoniare il Vangelo in quelle terre. Inoltre do una mano ad alcune vedove, comprando loro una buona scorta di alimenti; o a delle mamme, per aiutarle a pagare le tasse scolastiche dei loro figli. Ringrazio i supermercati Famila, che mi hanno fatto avere una serie di prodotti per i mercatini, alcune aziende funebri per le offerte in denaro e di vestiario e tutti i parrocchiani che credono in questo mio agire. Infine, naturalmente, la mia famiglia che mi sostiene e tutte quelle signore che con amore e devozione si mettono a disposizione per questo servizio di assistenza con i mercatini». Il centro sanitario non è ancora terminato – manca infatti l’arredo – «ma sono certo che la Provvidenza elargirà i suoi doni». (M.G.)