Tradizioni perdute, storia e nuovi aneddoti. “La tradizione votiva di Burano, Mazzorbo e Torcello tra passato e presente – I capitelli e le festività ad essi collegate” è il libro che sabato 9 verrà presentato, alle ore 17, all’Oratorio Santa Barbara a Burano, i cui testi e le ricerche sono a cura di Valentino Tagliapietra ed Elia Enzo, mentre l’elaborazione fotografica è curata da Luca Bon.
Il progetto è stato promosso dall’Associazione Artistica Culturale di Burano, di cui è presidente Elena Barbaro, in collaborazione con la parrocchia di San Martino Vescovo e con il patrocino della Città Metropolitana e del Comune.
Nel libro in 104 pagine si sussegue il racconto, tra testi e immagini, che porta alla riscoperta delle tradizioni scomparse nelle isole e che rimangono vive solo nei ricordi delle persone più anziane, che Tagliapietra ha appositamente incontrato. Ne sono uscite testimonianze preziose e curiosità inedite, anche e soprattutto grazie al materiale utilizzato per le ricerche che al 90% deriva dall’archivio privato di Emilio D’Este, che comprende documenti e foto. «Il libro mostra i segni evidenti di un passato che, lentamente ma purtroppo inesorabilmente, sta scomparendo – spiega Elena Barbaro -. Burano si presenta ancora ricca di immagini e capitelli devozionali eretti nel corso del tempo dai cittadini come ex voto per grazia ricevuta o a protezione della propria famiglia. Immagini sacre poi diventate un punto di riferimento per le processioni. Una tradizione votiva ormai perduta di cui abbiamo voluto custodirne la memoria, raccontata soprattutto nell’introduzione. È stato un anno di ricerche e sorprese appassionanti che hanno coinvolto la popolazione».
Il volume, che unisce tradizione orale e dati storici, è corredato da circa 230 foto che documentano le processioni a Burano dai primi del 1900 agli anni ’70, ma vuole essere anche una sorta di censimento con schede tecniche di tutti i capitelli votivi delle isole: degli 80 esistenti o salvati grazie alla buona volontà di alcuni cittadini e dei 6 andati perduti, di cui si è riusciti a ricostruire ugualmente la storia. Nel libro si potrà vedere l’evoluzione che negli anni ha avuto la maggior parte dei capitelli attraverso le foto realizzate da Mariuccia D’Este nel 1984, Lucio Zanella nel 2006 e quest’anno da Luca Bon. Emerge nel libro la storia di un capitello che era ancorato su un palo in acqua e che ora è posto sulla facciata esterna di una casa e di quello della Madonna della Neve che, proveniente dalla ex chiesa delle Cappuccine e ora posto vicino alle scuole elementari, presenta la statua devozionale a cui la popolazione è più legata.
Il libro è stato occasione per ritrovare anche capitelli mobili scomparsi che venivano usati per alcune processioni: «Due di questi sono stati ritrovati – racconta ancora Barbaro -. Uno fa parte di una collezione privata e un altro invece si è scoperto essere conservato nell’isola di San Francesco del Deserto. Di quest’ultimo ne è stata finalmente ricostruita la storia che lo ha portato nell’isola grazie alla precedente proprietaria che lo ha riconosciuto».
Francesca Catalano