«Voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare. E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace. Addio Giulia, amore mio».
È il passaggio finale del testo scritto e letto da Gino, il papà di Giulia Cecchettin, al termine della funerale della figlia, martedì 5 dicembre nella basilica di Santa Giustina a Padova.
«Mia figlia Giulia – ha continuato il padre – era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria. Allegra, vivace, mai sazia di imparare. Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma. Oltre alla laurea che si è meritata e che ci sarà consegnata tra pochi giorni, Giulia si è guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente, un’oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà: il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti».
Attesa, speranza, amore sono poi le tre parole che hanno guidato l’omelia del vescovo Claudio Cipolla durante il funerale di Giulia Cecchettin. L’invito di mons. Cipolla è stato rivolto ai giovani ad amare in profondità e nel rispetto di ogni persona – donna e uomo: «La conclusione di questa storia lascia in noi amarezza, tristezza, a tratti anche rabbia ma quanto abbiamo vissuto ha reso evidente anche il desiderio di trasformare il dolore in impegno per l’edificazione di una società e un mondo migliori, che abbiano al centro il rispetto della persona (donna o uomo che sia) e la salvaguardia dei diritti fondamentali di ciascuno, specie quello alla libertà e responsabile definizione del proprio progetto di vita.