«Jesolo deve pensare in grande, soprattutto se vuole consolidarsi. Rispetto a questa città, in altre le cose vanno meno bene perché qui in passato si è saputo scegliere. Ora occorre continuare».
L’esortazione è arrivata dal professor Paolo Feltrin, durante la presentazione di “Essere Jesolo. Con orgoglio. Riflessioni a più voci di una città straordinaria”, il nuovo libro di Giampaolo Rossi, edito dall’Associazione culturale mons. Giovanni Marcato, presentato al Kursaal di Jesolo venerdì 24 novembre di fronte ad una numerosa platea di cittadini, tra i quali anche gli ex sindaci Valerio Zoggia, Francesco Calzavara e Renato Martin. Una presenza, la loro, non casuale, visto che nel libro sono presenti le interviste dei sindaci eletti dal 1993, anno in cui entra in vigore la legge sulla elezione diretta del sindaco. «Proprio dal racconto dei sindaci – ha detto il professor Feltrin – emerge una forte continuità e questo è un fattore importante perché permette di non spaccare il territorio. È ovvio, ci sono state tante scelte ma questo è un bene: il peggior politico è quello che non sceglie mai. Chi è rimasto fermo poi sta andando peggio di questa città. Jesolo ora però deve continuare a crescere e a pensare in grande: perché questa città non ha un’H-Farm e Roncade invece sì? E poi servono le vie di comunicazione, che sono sollecitate dai turisti: oggi si parla di autostrada del mare ma questa opera doveva essere fatta 15 anni fa».
A raccogliere l’assist è stato l’attuale sindaco Christofer De Zotti: «Uno dei nostri prossimi obiettivi – ha annunciato il primo cittadino – è quello di costituire gli Stati Generali di Jesolo, ovvero mettere assieme più soggetti per analizzare le necessità della città. L’obiettivo è quello di raccogliere le associazioni di categoria e quelle di volontariato ma anche le parrocchie e i comitati civici. E ancora, tutti i portatori di interesse. Questo può essere un modo per unire idee, suggerimenti e proposte. Ma anche per mettere a fuoco necessità e criticità. Insomma, per definire gli obiettivi futuri e rafforzare il senso di comunità che soffre della stagionalità». Da definire, però, le tempistiche: «Non c’è una scadenza – precisa De Zotti – contiamo di farlo entro la fine del mandato, cioè entro tre anni e mezzo». Ed è qui che arriva la sollecitazione dell’autore: «Ci sono cittadini – sottolinea Giampaolo Rossi – che fanno fatica a vivere Jesolo oltre la dimensione della loro attività o il confine della loro esistenza. Occorre però essere chiari: non si può stare sempre accomodati a bordo campo ma bisogna pur decidersi a mettersi in gioco. La posta in gioco è alta. Jesolo deve decidere chi vuol essere. Senza questa scelta è condannata ad un vuoto apparire. Ad essere una città di celluloide, una vuota e artificiosa scenografia».
Giuseppe Babbo