Sono 1010 euro in più: è l’entità dell’aumento del reddito medio dei veneziani rilevato nell’ultimo anno dal Centro di assistenza fiscale delle Acli provinciali.
Un aumento deciso, ma che finisce con le ossa rotte sotto gli effetti dell’inflazione. È lo stato dei redditi nel Veneziano che emerge dall’analisi statistica dei 730 elaborati dal Caf Acli Venezia nel corso della campagna fiscale 2023, terminata poco più di un mese fa.
Un’analisi che, grazie all’elevato tasso di fidelizzazione degli utenti delle tredici sedi del centro di assistenza fiscale delle Acli, dislocate in tutta la provincia, permette un significativo confronto con i numeri degli anni scorsi. «Anche quest’anno – sottolinea Cristian Rosteghin, direttore del Caf Acli Venezia – per rendere più significativo il confronto abbiamo scelto di non tenere in considerazione tutte le pratiche elaborate, ma solo quelle degli utenti che si erano già rivolti ai nostri uffici nel 2022. In questo modo è possibile avere un confronto ancor più significativo con i numeri degli scorsi anni».
Il campione, pur “scremato”, resta numericamente molto significativo, con l’analisi aggregata dei dati di oltre 19 mila contribuenti.
Il dato principale è il reddito medio dichiarato ai fini Irpef nel 2023 dai contribuenti veneziani che si sono rivolti al Caf Acli: 22.470 euro, 1.010 in più rispetto allo scorso anno. «Nelle nostre serie è un dato record – sottolinea Rosteghin –: un aumento del 4,7%, che quasi raddoppia il miglioramento del 2,6% registrato lo scorso anno. È evidente che con questa campagna fiscale, con i redditi riferiti al 2022, ci siamo messi definitivamente alle spalle l’emergenza Covid: se nel 2021 tra lockdown e chiusure legate ai colori delle regioni la pandemia aveva ancora influenzato le entrate delle famiglie, lo scorso anno c’è stata la definitiva ripresa».
Una conferma viene dai dati riferiti ai residenti nel comune di Venezia, per forza di cose particolarmente legati alle dinamiche del settore turistico: l’aumento del reddito pro capite è stato pari a 1.690 euro, il doppio rispetto al resto della provincia. «Il segno più – conclude Rosteghin – accompagna tutti i dati, qualunque sia l’aggregazione: per età, per sesso, per condizione lavorativa, per origine. L’unica eccezione riguarda gli under 25, che per motivi anagrafici scontano probabilmente un inserimento ancora precario nel mercato del lavoro».
Gli aspetti positivi però finiscono qui. L’altro lato della medaglia è infatti l’inflazione, che ha più che eroso l’aumento dei redditi: se quest’ultimo si è come detto attestato al 4,7%, nel 2022 in provincia di Venezia l’inflazione ha toccato il 7,9%, oltre cinque volte il tasso registrato nel 2021. «Secondo l’Istat – sottolinea il presidente delle Acli di Venezia Paolo Grigolato – nel 2022 la spesa media per famiglia in Veneto si è attestata a 2.708 euro al mese, 138 in più rispetto al 2021: ma non son aumentati i consumi, sono solo aumentati i prezzi. Su base annua fanno oltre 1.600 euro: in questo quadro un aumento di 1.010 euro dei redditi medi non è sufficiente a mantenere un equilibrio, peraltro già precario in partenza”. A maggior ragione se, come successo, “l’inflazione colpisce soprattutto consumi di prima necessità, come beni alimentari o energia, impattando con maggior forza sui redditi più bassi».
A fronte poi dei tanti segni più, permangono poi significative differenze fra le varie categorie di contribuenti, tante fratture che, a livello reddituale e non solo, dividono internamente le nostre comunità. Quella tra uomini e donne continua a crescere, attestandosi stabilmente sopra gli 11 mila euro: una differenza che impressiona soprattutto tra i lavoratori dipendenti, a conferma di un gap salariale tanto evidente quanto difficile da scalfire. Si restringe invece la forbice tra contribuenti nati in Italia e nati all’estero, che pur mantenendosi marcata scende sotto la soglia dei 5 mila euro. Si allarga invece la differenza, in termini assoluti, tra classi di reddito: tra i lavoratori, se il 10% meno abbiente è passato da 7.148 a 7.702 euro, il 10% più ricco ha visto aumentare il proprio reddito medio da 55.571 a 58.931 euro.
«Il tema della povertà deve essere prioritario nell’agenda di tutti», sottolinea il presidente delle Acli veneziane Grigolato. «Da un lato abbiamo persone e famiglie da anni imprigionate in situazioni di fragilità, dall’altro le nuove povertà di chi vede il proprio potere d’acquisto fortemente compromesso dall’inflazione. L’auspicio è che la dinamica dei prezzi rallenti, ma la fine del Reddito di cittadinanza, strumento perfettibile ma sicuramente utile, rischia di aprire un vuoto nelle politiche di contrasto alla povertà, proprio in un momento particolarmente delicato a livello sociale ed economico».