Un sistema di boe galleggianti e rotanti che intercettano e rimuovono i rifiuti plastici dai corsi d’acqua per evitare che finiscano in mare, inquinandolo.
Perché se circa l’80% di quelli che si trovano nei fiumi generalmente si riversano lì, le boe intervengono bloccando il 90-95% dei rifiuti galleggianti. È il progetto ideato dal vicentino Vanni Covolo, Ceo di River Cleaning, approdato la scorsa estate anche a Quarto d’Altino, nel canale Vela, attraverso un bando internazionale. E rispetto ai prototipi iniziali – presentati l’anno scorso nell’ambito di VeniSIA, che ha permesso di accogliere 30 startup dal mondo per offrire soluzioni green per fare di Venezia un polo d’attrazione per giovani talenti – di strada ne è stata fatta tanta.
Se inizialmente le boe erano realizzate in plastica riciclata e al passaggio delle imbarcazioni si distanziavano tra loro, lasciandosi trascinare lungo le sponde per poi tornare alla posizione di partenza, quelle più recenti consistono invece in un traliccio emerso, in acciaio inossidabile, che si alza di qualche centimetro (o eventualmente si apre come una sorta di ponte levatoio) all’arrivo di tronchi d’alberi o barche, per evitare di ostruire il flusso e favorire esondazioni.
Modello, questo, che si trova proprio a Quarto d’Altino, dov’è stato collocato il primo di questo tipo, che rimane a pelo d’acqua per poi alzarsi rapidamente in caso di necessità. «Il funzionamento è comunque sempre il medesimo», illustra Covolo. «Le boe spingono il rifiuto ai lati dei corsi d’acqua, dove sono presenti dei punti di raccolta appositi».
Energia ausiliaria non ne serve, in quanto la rotazione stessa delle boe ne genera quel poco che basta per l’eventuale gestione da remoto, per monitorare in tempo reale ciò che avviene. Impianti attivi 24 ore su 24, ora programmati per eseguire in modo automatico le operazioni di pulizia e manutenzione e controllati a distanza attraverso un apposito software. «Una struttura in acciaio inossidabile che può essere realizzata direttamente nei Paesi interessati ad adottarla. Altrimenti il costo del trasporto sarebbe maggiore rispetto a quello della stessa struttura. Poi è chiaro – prosegue Covolo – nel momento in cui avremo riciclato tanta plastica, allora torneremo a realizzare le boe con quella intercettata». River Cleaning oggi è una solida realtà che ha ideato anche “Deflector”, in grado di evitare che detriti vegetali galleggianti o semi sommersi finiscano nelle griglie delle centrali idroelettriche, che andrebbero smaltiti successivamente come rifiuti speciali. Un metodo per “salvare” la vegetazione fluviale, dunque, fondamentale per l’ecosistema dei fiumi.
«Realizzare qualcosa per Venezia e i suoi canali? L’idea c’è, ma stiamo riscontrando difficoltà nel proporla. La mia idea sarebbe questa: visto che di notte il traffico acqueo è notevolmente ridotto, perché non far funzionare le boe galleggianti in quella fascia oraria, affinché intercettino almeno il 50% di rifiuti, alghe e vegetazione?».
Intanto a Chioggia River Cleaning sta collaborando con BioDesign Foundation, suo partner, nell’ambito delle reti da pesca rotte e da eliminare. «Smaltirle è difficile, poiché sono un rifiuto speciale, tanto che i pescatori tendono ad abbandonarle in laguna per evitare di portarle al centro di smistamento. BioDesign Foundation propone al pescatore di consegnare la rete pagandogliela, in modo da stimolarlo a farlo. Reti che col tempo verranno trasformate in olio grezzo».
River Cleaning sta via via varcando i confini nazionali e tra gli obiettivi futuri c’è pure quello di riuscire a far riconoscere alle boe galleggianti l’oggetto in transito (come nel caso di grossi tronchi), inviando le informazioni alla Protezione Civile affinché riesca ad intercettarlo.
Marta Gasparon