L’isola di Sant’Elena, un tempo staccata dal resto di Venezia, pur legata alle vicende della città, presenta anche una storia assolutamente specifica, di cui sono state messe in luce alcune importanti tappe, ma che ha ancora molto da raccontare.
“Insularum ocellus. L’isoletta di Sant’Elena”, presentato nella chiesa di Sant’Elena sabato 18 novembre, è il risultato di più di un anno di ricerche condotte da Giorgio Griffon, ingegnere e docente presso un istituto tecnico veneziano: «Nel consultare i documenti ho trovato qualcosa riguardo a ciò che vedo quotidianamente che, per quanto banale, vorrei definire bello – commenta l’autore – nel senso di interessante e di doveroso da condividere. Mentre leggevo, ho trovato dei personaggi vivi, che si rivolgevano al lettore, che sono vissuti a volte 800 anni fa in questi luoghi e che hanno la stessa nostra dignità. Ho voluto trasmettere queste sensazioni ai lettori, perché penso che troppo spesso nei libri di storia le epoche passate vengano rappresentate come remote e immobili».
Durante la presentazione sono stati letti alcuni dei documenti raccolti da Griffon all’interno della propria opera: oltre ai lasciti, all’avvicendarsi dei diversi ordini monastici e alla storia delle opere d’arte della chiesa, sono emerse anche informazioni più curiose, come l’usanza di alcuni Patriarchi, prima di raggiungere il corteo dello Sposalizio con il mare, di fermarsi presso l’isoletta di Sant’Elena per pregare, mangiare le castagne “monde” (in veneziano dette stracaganasse) e bere il vino offerti dai frati del convento. È stata letta inoltre la testimonianza di Pompeo Molmenti, dalla quale Griffon è stato ispirato per dare il titolo al proprio libro: Molmenti infatti nell’Ottocento definì Sant’Elena “insularum ocellus”, letteralmente “pupilla delle isole” (con “pupilla” a indicare una gemma preziosa), riprendendo l’epiteto dato da Catullo a Sirmione.
Griffon ha voluto studiare la storia dell’intera isola, comprendendo quindi, nella parte dal Novecento a oggi, anche gli edifici residenziali moderni: «Mi piacerebbe che questo potesse essere uno spunto per sviluppare una riflessione di attualità sulla residenzialità a Venezia», auspica l’autore.
Alberto Peratoner, docente presso la Facoltà Teologica del Triveneto e amico di Griffon da più di 30 anni, ha curato la prefazione del libro e durante la presentazione ha dialogato con l’autore: «Questo lavoro è un unicum che copre un’importante lacuna bibliografica e storiografica – ha osservato – e Giorgio negli anni è riuscito a unire con intelligenza critica le proprie competenze tecniche con le letture personali, utilizzando un’acribia nell’analisi e una precisione di linguaggio eccellenti, pur utilizzando termini limpidi».
Don Vittorio Tonidandel, parroco delle quattro parrocchie di Castello Est, ha salutato con gioia la pubblicazione del lavoro di Griffon, ringraziando l’autore e tutte le persone che hanno contribuito alla realizzazione dell’opera e della presentazione: «È una testimonianza di una chiesa e di una comunità viva che si dà da fare in campo religioso ma anche culturale». L’evento è stato svolto con il sostegno dell’associazione Chiostro a Sant’Elena e Alessandro Sibilla, presidente dell’associazione: «Il lavoro di Giorgio è eccezionale e spero che possa essere uno stimolo anche per altri veneziani, per portare avanti la storia e la vita della città».
Molto sentita la partecipazione alla presentazione, con più di 150 persone presenti, tra cui anche i consiglieri comunali Marco Gasparinetti e Alessandro Scarpa Marta. «Sono molto contento – commenta Griffon – perché il fine di questa ricerca è proprio la condivisione».
Quanto alla possibilità di aggiornare l’opera Giorgio Griffon risponde: “No, adesso voglio tornare a essere ingegnere. Mi piacerebbe che il mio testo costituisse una bibliografia e che potesse essere consultato dalla figura di uno studioso, magari giovane, che volesse approfondire questa ricerca».
Il volume si può richiedere all’associazione “Chiostro Sant’Elena” (asantelena@yahoo.it), oppure in parrocchia.
Nella foto la consegna del volume al Patriarca Francesco Moraglia.
Camilla Pustetto