Linda va a svegliare Mahmud e gli ricorda che non deve perdere il battello. Le risponde una voce ancora impastata dal sonno, titubante all’idea di abbandonare l’abbraccio caldo del letto per l’aria fredda e pungente del mattino. Nessun rumore segue la risposta, segnale eloquente che il richiamo dolce del letto ha avuto la meglio. Ma dopo qualche minuto, una testa arruffata si affaccia dalla soglia di una cameretta tutta poster e fotografie. Giubbotto e berretto e Mahmud è pronto per uscire.
Sono le 8.30 di un lunedì mattina qualsiasi a San Pietro di Castello, e la giornata a Ca’ dei Bimbi comincia come al solito. I ragazzi si svegliano e alcuni di loro si preparano per andare a scuola. Altri sognano ancora, coccolati dalle braccia di Morfeo. Il sole filtra dalla finestra socchiusa, inondando di luce calda la tavola imbandita per la colazione. Ad attendere il risveglio dei ragazzi ci sono dolciumi e biscotti di ogni genere.
Una storia iniziata 150 anni fa. Ca’ dei Bimbi è solo una delle tante comunità che fanno riferimento alle Opere Riunite Buon Pastore, istituzione pubblica di assistenza e beneficenza che questo mese festeggia il 150esimo anniversario dalla fondazione, nel lontano 20 novembre del 1873 (domenica 19 a San Pietro di Castello la Messa con il Patriarca, alle ore 10,30). L’Ipab conta oggi, oltre a sei comunità per minori, di cui una dedicata specificatamente alle mamme e ai loro bambini, anche un centro di accoglienza per migranti e un collegio universitario. Nato su iniziativa di mons. Giovanni M. Gregoretti, Arciprete Parroco di San Pietro di Castello, e inizialmente pensato come struttura di asilo per le “povere ragazze vagabonde”, si è poi trasformato nel corso degli anni, adattandosi alle nuove esigenze sociali maturate nel tempo. Cambiamento visibile anche ai nostri giorni, dove il marcato aumento dei flussi migratori ha comportato l’urgenza di rispondere ad un altro fenomeno sociale: quello dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati e del loro reinserimento nel territorio. L’Ipab Opere Riunite Buon Pastore si è attivata per rispondere a questa necessità, offrendo un servizio di accoglienza e un percorso di formazione mirato all’inserimento dei ragazzi nel contesto locale, attraverso l’apprendimento della lingua e l’acquisizione delle abilità necessarie a svolgere un impiego.
Anche la strategia di intervento è cambiata nel corso degli anni. Linda Rossetto, coordinatrice della comunità Ca’ dei Bimbi, e Giocondo Leonardi, direttore generale delle Opere Riunite Buon Pastore, spiegano come sia ormai una rarità l’ingresso in comunità di bambini con un’età inferiore agli 11 anni.
Il servizio di assistenza offerto a minori in contesti di disagio si è evoluto. «Quando il bambino è molto piccolo si cerca di operare direttamente all’interno della famiglia, con l’aiuto di un assistente sociale, oppure, ove questo non sia possibile, di affidarlo temporaneamente ad una nuova famiglia o ad una casa famiglia. Noi ormai lavoriamo solo con ragazzi delle medie o del liceo, quindi dagli 11 anni in su. Ciascuno di loro è seguito personalmente nel percorso da un educatore e affiancato da figure professionali specializzate, a seconda del lavoro che richiede la singola situazione», spiega Leonardi. «Sperimentiamo anche il problema opposto», sottolinea poi Rossetto, che ormai da vent’anni lavora a Ca’ dei Bimbi: «Quando arrivano qui ragazzi che dopo pochi mesi raggiungono la maggiore età. In questo caso la nostra équipe inizia un percorso educativo mirato al reinserimento del ragazzo nel contesto lavorativo nel minor tempo possibile, ma è più difficile intervenire. E a 18 anni un ragazzo non è adulto».
Due comunità educative sono invece dedicate alla riabilitazione per minori con disturbi dello spettro autistico. Un tema sensibile, che richiede l’ausilio di personale operativo specializzato, che comprende psicologi clinici, educatori, operatori socio-sanitari e la presenza sempre costante di personale infermieristico per la somministrazione della terapia farmacologica al bisogno.
Una struttura per mamme con figli. Una comunità a parte è invece riservata all’accoglienza delle madri con figli che si trovano in situazioni di disagio psico-fisico, come casi di maltrattamento o violenza, che richiedono l’inserimento immediato in un contesto protettivo e tutelante. I servizi offerti alle mamme e ai loro bambini sono di natura educativa e assistenziale, di accompagnamento nella gestione della maternità, di cura domestica, di assistenza nella crescita del bambino e nello sviluppo del rapporto mamma-figlio.
Nonostante gli ostacoli di cui è disseminato il percorso, l’IPAB prosegue la sua attività di accoglienza, educazione e assistenza ai i più bisognosi, di cui è esempio lampante l’imminente inaugurazione di una nuova struttura di accoglienza a Marghera. Dalla formazione dei ragazzi, al loro accompagnamento durante il percorso pedagogico-educativo, alla riabilitazione dei disabili e all’accoglienza di chi fugge da contesti inospitali, l’Ipab Opere Riunite Buon Pastore persevera nell’applicazione di quei principi solidaristici che hanno caratterizzato il suo operato per più di un secolo e mezzo, e che si spera possa durare ancora a lungo.
Teresa Facchinetti