Un anno di Paolo Vanoli alla guida del Venezia Football Club. Arrivato sulla panchina arancioneroverde il 7 novembre 2022, quando la squadra navigava depressa nei bassifondi della classifica di serie B (reduce della retrocessione dalla serie A del campionato precedente) il tecnico è riuscito a portarla fino ai playoff nel campionato scorso.
E oggi la squadra è al secondo posto in classifica. L’entusiasmo dei tifosi è alle stelle, il Venezia può sognare e pensare in grande. Vanoli non si scompone. «Se siamo in alto e stiamo andando bene il merito è del lavoro fatto nei mesi precedenti. Dobbiamo continuare a lavorare con impegno, pensando a ragionare partita dopo partita, con piccoli obiettivi settimanali. Alla fine del girone di andata vedremo dove saremo in classifica e capiremo dove possiamo arrivare», le parole del mister che, approfittando della sosta del campionato, stila con GV un bilancio del suo primo anno sulla panchina lagunare.
«La B – prosegue – è un campionato lungo e difficile. In questo momento sto cercando di alzare gradualmente l’asticella dei miei giocatori. Siamo un gruppo forte e ognuno sa che deve sudare per guadagnarsi il posto la domenica successiva. Questa è la cosa importante, è quello che i tifosi vogliono da noi. Uscire ogni partita con la maglietta bagnata di sudore: quando abbiamo fatto questo, possiamo dire di aver assolto al nostro compito. Ragionando così i risultati arriveranno. La gente sta capendo questo sforzo ed è per questo che è tornata a riempire il “Penzo”».
Squadra e tifosi uniti. E’ proprio il rapporto tra squadra, società e piazza un punto di orgoglio di Vanoli. «Fino ad oggi la soddisfazione maggiore è stata proprio veder rinascere l’entusiasmo della gente. Quando sono arrivato, un anno fa, tifosi e squadra erano due corpi diversi e distanti. Oggi siamo un blocco unico. Poi la soddisfazione più grande il traguardo più bello contiamo di festeggiarlo a fine del campionato».
Sulla serie B ha le idee chiare. «E’ un campionato lungo e difficile, dove anche le squadre ingiustamente classificate come piccole possono far risultato contro le “grandi”. La mia favorita resta la Cremonese, della quale mi aspetto una rapida risalita, per il collettivo e anche per l’acquisto di un bomber come Coda che è stato capocannoniere nelle ultime B. Poi ci sono ovviamente Sampdoria e Spezia, che come noi stanno pagando un po’ lo scotto della retrocessione dalla serie A subita lo scorso anno. E il Parma per blasone e qualità. Insomma una concorrenza agguerrita per le posizioni di vertice».
Racconta come vive le sue giornate: «A Ca’ Venezia (il centro sportivo inaugurato di recente in via Porto di Cavergnago, <+corsivo_GV>ndr<+normale_GV>) arrivo alle 8 del mattino e mediamente non esco prima delle 20. Il calcio di oggi non è solo la preparazione dell’allenamento, ci sono poi tanti altri aspetti da curare. C’è tanto video. Gli allenamenti da rivedere, gli avversari da studiare, le riunioni con lo staff e il direttore. Insomma, tutta la mia giornata è in funzione del Venezia Calcio. La società anche in questo è stata lungimirante: abbimo la fortuna di avere tutto a portata di mano, in un Centro sportivo bellissimo e all’avanguardia come Ca’ Venezia. Per me il calcio è anzitutto una passione. Se non hai la passione certe cose non le fai».
I suoi maestri. Ecco quello che ha imparato. «Ho avuto la fortuna di imparare tanto, quando ero vice allenatore e collaboratore tecnico, da grandi maestri come Antonio Conte e anche Arrigo Sacchi. Mi hanno insegnato come la maniacalità e l’attenzione ai particolari facciano, nel calcio di oggi, davvero la differenza». Con Conte ha realizzato anche un suo sogno professionale. «Fin da bambino ero e sono tifoso dell’Inter. Aver vinto quello scudetto, anche se da collaboratore, per me è stato il massimo». Essere allenatore del Venezia gli dà grandi emozioni. «Essere qui per me è un privilegio: alleno la squadra con cui ho giocato e che, 30 anni fa, mi ha dato l’opportunità di diventare un calciatore professionista».
Lorenzo Mayer