«Bisogna saper immaginare e vedere il futuro per dare un senso al nostro presente». È l’invito che il Patriarca fa a ciascuno, nella festa di San Michele, patrono di Mestre: un invito al discernimento e alla saggezza, sapendo che quest’ultima si esprime quando la vita ha una direzione e un baricentro.
Nel Duomo di Mestre, dove la presieduto la Messa nel giorno del santo patrono, mons. Moraglia ha riflettuto attorno «all’esigenza forte di saper fare chiarezza dentro di sé, di fermarsi, di scrutare l’orizzonte e guardare avanti con lungimiranza. Sapienza e discernimento sono temi decisivi per la vita di tutti, sia per i fatti quotidiani (personali o familiari) sia per quelli che riguardano la vita della società nell’ottica del bene comune e che chiamano in causa anche chi ha specifici compiti e doveri in tale ambito».
Discernere ed esercitare la saggezza, prosegue il Patriarca Francesco, «non tanto secondo il criterio del guadagno, del successo o delle scadenze in agenda. I nostri atti sempre ci costruiscono e cambiano (in bene o in male) e per questo – tanto più se la vita si presenta con questioni sempre più incalzanti, ritmi più frenetici e carichi di tensione e preoccupazioni – è ancor più necessario sapersi fermare il tempo necessario e sforzarsi ad interpretare ogni situazione, come ci indica l’Apocalisse, alla luce delle cose che rimangono ed hanno veramente valore».
Discernere con saggezza significa anche rendere protagonista la nostra responsabilità: «Le nostre scelte sono sempre importanti, sia se sono fatte per il bene oppure se hanno di mira un vantaggio personale e accettano che il male possa entrare a far parte della nostra vita. Per questo è importante lavorare e investire sulla propria personale responsabilità accettando la lotta interiore».
In questo percorso un ruolo centrale lo gioca la famiglia: «La problematica educativa non è tanto (o solo) legata al fatto che ci possono essere contesti difficili, ma è condizionata spesso dalla mancanza di veri maestri e testimoni. Genitori, educatori, adulti, insegnanti – ognuno nel proprio ambito – sono chiamati a plasmare le coscienze non dicendo o ordinando che cosa fare ma educando alla libertà».
E L’Arcangelo San Michele – conclude il Patriarca – che ci viene presentato dalle Scritture come il “combattente” per eccellenza, «ci indica (già col suo stesso nome) che cosa e Chi è più importante, Chi è il vero Signore, ossia Colui che rimane e per cui vale la pena vivere e lottare». (G.M.)