L’Istituto Catecumeni, a Venezia, rimane aperto e si rinnova. Continua cioè a offrire il suo servizio come scuola materna e pensionato universitario.
In questa continuità c’è un passaggio importante, non scontato e piuttosto saggio: riguarda la gestione del grande stabile nei pressi della Salute, che è passato dalle suore Salesie alla Diocesi.
Cos’è accaduto lo spiega il Vicario episcopale per gli affari economici, don Fabrizio Favaro: «Come spesso accade negli ordini religiosi, sia maschili che femminili, ci si rende conto che non si riesce più, per la riduzione delle vocazioni e per l’invecchiamento dei religiosi, a tenere aperte tutte le comunità e le strutture. Nel nostro caso, le suore Salesie erano dinanzi alla decisione di chiudere o comunque di portare a termine la loro esperienza e presenza nel complesso dei Catecumeni. Però le suore mantenevano forte il desiderio che le opere potessero continuare, perché tante generazioni di religiose lì hanno donato la vita. Per cui cercavano di capire se ci fosse modo per poter far proseguire sia la scuola dell’infanzia che il convitto universitario».
Ad aprire una nuova prospettiva è stata una conversazione fra suor Paola, superiora generale delle Salesie, e don Favaro: «Ho fatto presente che, ponendolo sul mercato, l’immobile avrebbe quasi sicuramente avuto una destinazione alberghiera perché un immobile di questo tipo a Venezia non riesce ad avere altri usi. Noi come Diocesi – ho detto alla superiora generale – non abbiamo la forza di comperare ma siamo disponibili, se ce lo concedete in uso per un periodo lungo, a sollevarvi da costi e responsabilità e a portare avanti le due iniziative pastorali e educative».
Insomma, una proposta per consentire la continuità di un luogo che per tanti anni ha svolto funzioni educative e di ospitalità cristiana e che conserva i segni di una presenza di santità: è qui, infatti, che venne battezzata Santa Giuseppina Bakhita.
La proposta trova buona accoglienza: suor Blanca, la nuova superiora generale succeduta a suor Paola dopo il Capitolo dello scorso agosto – conferma l’orientamento verso cui già si andava e l’accordo con la Diocesi arriva. «Per trent’anni – riprende don Fabrizio Favaro – gestiremo l’immobile. Il pensionato universitario sarà retto dall’associazione Centro di Pastorale universitaria, che già conduce Casa Santa Fosca a Venezia e Casa San Michele a Mestre; la scuola materna viene gestita attraverso la fondazione Fides intrepida».
Le suore stesse non lasciano del tutto la casa: tre di loro rimangono a formare una piccola comunità, che mantiene un ruolo operativo importante. Suor Stefania è coordinatrice della scuola materna e con lei ci sono altre due religiose, che daranno la loro disponibilità anche per dialogare con gli studenti e accompagnarli nella loro vita nello studentato.
«In questo modo – prosegue don Favaro – noi facciamo rete di tutte le risorse per non svuotare ulteriormente il tessuto vitale della scuola paritaria in centro storico e per portare avanti il progetto della pastorale universitaria. E le suore Salesie conservano uno spazio importante della loro storia continuando a offrire testimonianza e servizio».
«Per noi era una buona opportunità per mantenere aperta la struttura di ospitalità, portandovi gradualmente lo spirito e le forme del progetto di pastorale universitaria in cui consistono Casa Santa Fosca e Casa San Michele»: è la sintesi che ne fa Marco Zordan, presidente del Centro di Pastorale universitaria Santa Fosca.
Tra le novità l’introduzione della comunità mista: il pensionato di sole ragazze ha visto adesso l’arrivo dei primi quattro ragazzi e negli anni prossimi l’entità della presenza maschile aumenterà.
Ci si avvia anche a introdurre delle modalità di autogestione della Casa, in particolare per quanto riguarda la preparazione dei pasti e per le pulizie. Inoltre come a Santa Fosca e a San Michele, ci sarà spazio per un percorso formativo di ispirazione cristiana.
«Abbiamo anche realizzato – conclude don Fabrizio Favaro – due piccoli interventi. Uno per la creazione di una zona privata per l’abitazione delle suore, in modo che possano vivere una loro dimensione comunitaria e di fraternità, con camere da letto, cucina, soggiorno e una cappellina. L’altro intervento riguarda la scuola materna, con la creazione di spazi opportuni per il pranzo e per il lavaggio delle stoviglie». Piccoli interventi che aprono ad una stagione di novità nella continuità.
Giorgio Malavasi