Sono terminati i lavori di restauro che hanno interessato per un anno e mezzo il mosaico della Madonna Orante e le murature esterne del catino absidale del presbiterio della Basilica dei Santi Maria e Donato a Murano, di cui è parroco don Luca Biancafior.
I lavori, finanziati dal Comitato privato Save Venice per un totale di 1 milione e 100 mila euro, verranno presentati domenica al termine della S. Messa delle 10.30, presieduta dal Patriarca Francesco nell’occasione della Festa per la dedicazione della Basilica. Seguirà la preghiera di affidamento alla Madonna delle Grazie, cui i muranesi sono molto devoti, e al pomeriggio, alle 16,30, il canto del Vespro. Ad animare la Messa sarà il coro della Basilica, al quale si aggiungeranno quattro ottoni. «La basilica è la chiesa madre di Murano – sottolinea don Luca Biancafior – e l’icona della Madonna delle Grazie è una delle immagini sacre a cui tutti i muranesi sono più affezionati. Come da tradizione l’icona sarà addobbata con i gioielli dei momenti solenni».
Gli interventi di restauro. Il mosaico, risalente al XII secolo, aveva visto l’ultimo restauro nel 1935. Era dunque necessario pulire le tessere e consolidare le parti che si erano distaccate. I restauri sono stati eseguiti, insieme al maestro mosaicista ultraottantenne Giovanni Cucco, dalla ditta Silvio Pierobon per la parte delle integrazioni architettoniche e il trattamento dei muri esterni e dalla ditta Fiorentecnica per la parte strutturale esterna del catino absidale, il tutto sotto la direzione dell’architetto Paolo Tocchi. Si è infatti reso necessario affrontare alcuni problemi strutturali dell’abside, tra cui una crepa nella muratura data dalla troppa pressione del tetto sulla cupola. Si è quindi intervenuti per riparare la crepa nella volta così da evitare che la pressione sul catino absidale e le infiltrazioni d’acqua che passavano attraverso la fessura potessero creare ulteriori distacchi al mosaico. Per fare questo è stato necessario staccare una porzione di circa un metro quadrato di mosaico vicino all’immagine della Madonna, in modo da sanare il fondo delle murature dall’interno. La porzione di mosaico distaccata, poi, è stata pulita al rovescio dalla vecchia malta e ne è stata applicata una nuova.
Un sistema innovativo, sperimentato con lo Iuav. Dall’esterno invece la crepa è stata rinforzata con fibra di basalto e la muratura esterna, che era interessata da dilavamenti, è stata consolidata: «Durante i lavori ci siamo accorti che le travature erano appoggiate direttamente sull’estradosso della cupola andando così a danneggiare il mosaico – spiega l’architetto Tocchi -. Ci siamo inventati una nuova struttura di copertura, sempre in legno lamellare, come richiesto dalla Soprintendenza, ma con all’interno barre di metallo, così da rendere l’abside più solido e allo stesso tempo fare in modo che la pressione delle travi non gravi sulla volta del mosaico». Un sistema innovativo, inventato con la ditta Fiorentecnica e sperimentato nel laboratorio dello Iuav.
Inoltre, in occasione di un cantiere scuola di 4 mesi, conclusosi nel luglio 2022 e finanziato dalla Regione, 14 studenti del terzo anno dell’Istituto Veneto per i Beni Culturali, usufruendo dei ponteggi messi a diposizione da Save Venice, hanno svolto il consolidamento delle pitture murali e degli intonaci interni nel presbiterio per consentire alla ditta Pierobon di eseguire con maggior sicurezza le iniezioni consolidanti alle murature esterne dell’abside. Guidati dalla restauratrice Edvige Ancillotto e dalla direttrice lavori Federica Restiani, gli studenti hanno potuto così studiare il ciclo pittorico attribuito a Nicolò di Pietro, noto esponente di fine ’300 e inizio ’400, il cui affresco rappresenta i quattro evangelisti seduti su troni gotici: si tratta dell’unica opera a muro di questo artista. In occasione del restauro sono così anche state messe in luce le integrazioni passate e la storia conservativa di tutto il ciclo pittorico.
«In questa fase dei lavori, in accordo con la Sovrintendenza, le integrazioni pittoriche delle mancanze sono state limitate in attesa che si concludesse l’intervento eseguito alle murature di supporto, così che l’affresco entri di nuovo in equilibrio con l’ambiente» ha spiegato Restiani.
Altri frammenti di affresco rinvenuti sotto al coro. In occasione del cantiere di restauro poi sono stati trovati sotto al coro ligneo, smontato per i lavori, anche altri lacerti di affresco quattrocentesco che l’Istituto Veneto ha messo in sicurezza in attesa di un futuro restauro: si tratta di cornici con motivi fitomorfi rinascimentali che hanno permesso di conoscere ulteriormente la storia della basilica. Ora per completare la zona del presbiterio, grazie a Save Venice, da ottobre i lavori continueranno sull’altare maggiore seicentesco. «Save Venice tiene tanto a questa chiesa in cui già negli anni ’70 aveva fatto un primo restauro al pavimento musivo» sottolinea Melissa Conn, direttrice dell’ufficio veneziano di Save Venice. Sull’altare si eseguirà la pulitura e il consolidamento delle parti marmoree. Inoltre si sta studiando come risolvere il problema dell’umidità nei muri dovuti alla posizione bassa delle chiesa. Negli anni ’80 la muratura era stata coperta con dei pannelli di stoffa, ormai logori e inzuppati, che sono stati tolti per tornare a farla respirare, così che i mattoni in primavera possano essere ripuliti dai sali e rintonacati.
Francesca Catalano