Ci sono eventi che più di altri risultano attrattivi e convincenti, soprattutto se la loro storia ed il loro passato prendono il sopravvento sul presente.
Al primo sguardo, senza dubbio, la Regata Storica di Venezia rientra nel novero di fatti storici che assorbono l’attualità perché la rievocazione del corteo storico e le gare di voga alla veneta escono dai libri descrittivi, conservati nelle biblioteche, per diventare, nel giorno forse più colorato dell’anno, catechesi vivente della millenaria tradizione della Serenissima Repubblica.
Il Canal Grande che pullula di imbarcazioni storiche con figuranti in costume, gondole e imbarcazioni delle associazioni remiere di voga alla veneta è il giornale di bordo delle nuove generazioni, chiamate a respirare la storia di Venezia, ad iniziare proprio dai suoi saperi e dalla laguna.
Non una visione trascendentale assoluta che cerca di trovare le risposte alla finitudine dell’uomo oltre la storia, il tempo e lo spazio, ma una visione, quella cristiana, immersa nella cultura, nella società, nella sofferenza e nel dolore.
È la quotidianità, come la regata, che irrompe nel presente per attirare la grandezza di una civiltà, ampliando e rafforzando le aspirazioni coerenti al suo passato.
Chi per la prima volta assiste alla Regata ne resta affascinato ed edificato sia per il tripudio dei colori dei figuranti in costume sia per la singolare bellezza del Canal Grande che, anche laddove vi è indifferenza, provoca acute riflessioni, i cui segni rivelatori appartengono alla più genuina espressione dello spirito fecondo di una comunità.
Da qui bisogna partire per vangare nel profondo il lascito storico di una tradizione che si incarica di far conoscere la grandiosità di Venezia nella quotidianità, nel rapporto diretto ed immediato dei suoi abitanti con il mare e nella loro riconosciuta perizia di convivere con l’acqua e le sue insidie e, nel contempo, di sviluppare potenzialità ed opportunità che hanno fatto entrare questa straordinaria Città nel mito.
Un evento che postula la trasversalità della cultura e non il pensiero elitario, poiché sostanzialmente si tratta di una festa sentita, ben organizzata, che penetra il cuore di ognuno, facendo rivivere il
filo che lega i trapassati ai nascituri e cercando di coniugare il “notum” con il “novum”.
Sotto questo profilo, dunque, la “Regata” si porta dietro una cultura in grado di rasserenare per la sua magnificenza e per la sua ricchezza storica, nonché di indicare alle future generazioni i percorsi più consoni per non disperdere la propria specificità culturale.
È questa l’essenza che forgia lo spirito della Regata Storica perché resti attenta interlocutrice della Città.
Michele di Bari