Nadia c’era da sempre, con quel sorriso che era la “firma” della sua presenza.
Aveva cominciato a collaborare con il settore culturale e artistico della Diocesi ai tempi di don Gino Bortolan, quando prestò la sua opera volontaria per fare un po’ di accoglienza, assieme ad altre signore, a quanti si accostavano al Museo diocesano di Sant’Apollonia.
Col tempo è divenuta una “colonna” delle guide volontarie della basilica marciana – che, agli inizi, facevano riferimento a don Bruno Bertoli – grazie al suo tocco indiscusso di competenza e umanità. Nadia Goggi, veneziana, è mancata all’inizio di luglio, a 80 anni, fiaccata da una malattia che l’aveva colpita un anno fa ma che non è riuscita a sottrarla al suo servizio o agli incontri di formazione che ha continuato a seguire fino agli ultimi giorni di vita o quasi.
«È stata una donna di gran classe. Aveva un grande senso di responsabilità nei confronti del luogo in cui faceva accoglienza», la ricordano, per la pastorale del turismo, don Gianmatteo Caputo, Milena D’Agostino e Rita Piutti (altra guida volontaria). «Era cordiale, allegra e autorevole – continua il ricordo – con uno spiccato senso d’appartenenza verso il servizio che svolgeva e il gruppo delle guide di cui faceva parte. Incarnava, insomma, quell’essere davvero il “volto” della Chiesa di Venezia nei confronti di chi incontrava durante le visite. Come guida sapeva essere semplice e immediata, ma precisa e attenta ai contenuti. Cercava sempre di farsi seguire dalle persone e attendeva un loro riscontro». Nadia c’era sempre, tanto che – per la sua innata curiosità e voglia di conoscere – non mancava mai agli appuntamenti formativi o culturali che venivano di volta in volta organizzati, all’insegna di un’autentica formazione permanente. Con discrezione e generosità, inoltre, sapeva affiancare positivamente le persone che incontrava ed anche le altre guide. Non stupisce, allora, che in tanti, dopo aver fatto la visita con lei e quando tornano tempo dopo, chiedano sempre: «Ma c’è la Nadia?».
È mancata Nadia Goggi: in San Marco era il volto lieto e positivo dell’accoglienza
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