È uno dei santi più popolari del XVIII secolo, per il suo stile semplice e immediato e per la sua dottrina sul sacramento della Penitenza: raccomandava ai confessori di amministrare questo sacramento manifestando l’abbraccio gioioso di Dio Padre, che nella sua misericordia infinita non si stanca di accogliere il figlio pentito».
Papa Benedetto XVI ha descritto così Sant’Alfonso – fondatore, nel 1732, della Congregazione del Ss. Redentore – mettendone in evidenza i tratti distintivi della sua personalità. Brillante avvocato, in seguito alla perdita di una causa Alfonso Maria de Liguori decise di consacrare la propria vita al Signore, dedicando anima e corpo alla cura dei più poveri ed emarginati della società, per far conoscere loro la gioia del messaggio evangelico. Confessioni, lezioni di catechismo, visite alle famiglie ed esercizi devozionali: il santo e i suoi discepoli s’impegnarono in tutto questo. Una missione, quella dei Redentoristi, che continua ancora oggi, adattandosi e cercando una valida risposta alle esigenze espresse dalla società moderna.
Padre Danilo Bissacco, responsabile della Fava da due anni, racchiude l’intero senso del mandato della Congregazione in un’unica parola: misericordia, intesa come sostegno per un cammino sociale. «Sant’Alfonso ci ha fondati per andare incontro agli abbandonati, agli scartati. Ora il nostro obiettivo è evangelizzare un mondo ferito e smarrito poiché senza meta», afferma, raccontando dei suoi sette anni vissuti come missionario in Paraguay. «Quando sono arrivato – continua – mi hanno nominato parroco ad Atyrà, il luogo più pulito del Paraguay. Lì i bambini rischiano di rimanere abbandonati in mezzo alla strada ed è un grosso pericolo, in quanto dai 3 ai 5 anni si forma la loro personalità; abbiamo quindi deciso di ristrutturare una casa abbandonata della parrocchia per farne una scuola materna e, in questo, il sostegno dell’8×1000 è stato fondamentale. Qui in chiesa cerco di raccogliere qualche offerta per un fondo che possa mantenere viva la struttura».
E alla Fava come si concretizza, oggi, l’opera di misericordia dei Redentoristi? Padre Danilo spiega di come, nonostante una chiesa sempre meno frequentata, la loro azione continui instancabile. Racconta di una famiglia filippina con un figlio disabile a cui, una decina di anni fa, è stato assegnato un alloggio nel convento. Le condizioni del ragazzo ora sono migliorate e la famiglia, aiutata dai padri nella ricerca, ha trovato una casa tutta sua. Oltre alle confessioni a S. Marco che lo impegnano ogni mattina, padre Danilo segue anche alcune comunità neocatecumenali per le quali, all’occorrenza, celebra la Messa. A partire dagli anni ’90 si è inoltre delineata l’esigenza di una missione, quella dei migranti; e a Venezia i Redentoristi si sono posti come punto di riferimento per la comunità filippina.
«La nostra chiesa è diventata per loro un centro d’incontro. Il mio impegno consiste nel seguirli a livello di fede ma anche nel cercare d’inserirli nella società; fanno un po’ fatica ad ambientarsi in quanto persone molto sensibili e riservate e poiché forte rimane il legame con il loro Paese», sostiene padre Luigi Ramazzotti, cappellano dei filippini, spiegando come numerose siano le attività culturali organizzate nell’arco dell’anno (come la festa della Santa Cruzan), il servizio “Infopoint” – per fornire assistenza immediata a chiunque vi si rivolga per questioni legate all’immigrazione – e il supporto allo studio o al perfezionamento della lingua italiana. «I filippini sono dei grandi lavoratori. Attualmente – continua – frequentano la Fava in 200».
Marta Gasparon