Da almeno un paio d’anni quel male che originava dal midollo le aveva cambiato la vita, limitandola in tante cose, ma non ne aveva mai fiaccato la forte energia interiore e il desiderio di vivere sempre e pienamente, nella fede, ogni momento ed ogni relazione.
Fino in fondo, anche nell’ultimo e difficile periodo in ospedale ad Udine dove viveva necessariamente “isolata” a seguito di un trapianto tentato e che si sperava portasse a ben altri esiti. E, invece, la sera di sabato 13 maggio Marilisa Brussato si è spenta, a 60 anni, lasciando in un grande dolore ma anche con un ricordo vivissimo e brillante di sé le tre figlie, i genitori, le sorelle, i familiari, gli amici, gli alunni e i colleghi della scuola e le tante persone che aveva incrociato e conosciuto da vicino (e mai superficialmente) nella sua vita.
A presiedere nei giorni scorsi i funerali nel Duomo di S. Lorenzo di Mestre, parrocchia dove era cresciuta e che l’aveva formata nella fede e vista crescere (ai tempi di monsignor Vecchi e don Franco De Pieri), è stato don Nandino Capovilla che, con la giovane Marilisa, aveva tra l’altro condiviso la responsabilità di guidare insieme l’Acr e poi aveva vissuto con lei tantissime esperienze, dal punto locale di Venezia-Mestre di Pax Christi alla rete nazionale di famiglie della stessa realtà associativa, dalle molte iniziative per la pace e il dialogo interreligioso alla sollecitudine verso i migranti e per i diritti umani. «Per me – racconta don Nandino – la sua testimonianza di donna, di cristiana, di cittadina, di insegnante è stata un continuo esempio di una santità adulta, una santità della vita quotidiana. La sua era una fede incarnata, storicizzata. Ci teneva a far vivere l’esperienza del Vangelo oggi e l’Eucaristia la rimandava continuamente alla gente. Era appassionata alla vita, nel senso che per lei ogni persona e ogni cosa erano un dono e un impegno unico. Curava e seguiva, perciò, moltissimo le relazioni con ogni persona e realtà che aveva modo di incontrare. Soprattutto nell’ultimo periodo, quando non poteva fare molto di più, era attivissima nei vari gruppi Whatsapp in cui era inserita. E approfondiva ogni questione, faceva ricerche su tantissimi argomenti».
Da moltissimi anni insegnava Lettere al liceo statale Berto di Mogliano e i suoi colleghi – ma anche i suoi alunni – hanno potuto conoscere ed apprezzare Marilisa come una persona generosa e professionale, entusiasta e intelligente, instancabilmente curiosa, valida educatrice e formatrice, dotata di un profondo spirito critico. E ancora Marilisa amava la montagna, camminare all’aria aperta, vogare in laguna; era anche iscritta all’associazione partigiani. Vivace e appassionata, sempre, per non perdere nulla e vivere fino in fondo ogni dono, ogni incontro, ogni relazione, ogni respiro. (A.P.)