Scarpinare, vale per tutti. Anche per le scarpe della Riviera, perché il successo non te lo regala nessuno.
Gilberto Ballin è presidente della Sezione Calzature di Confindustria Veneto Est e traccia un quadro della situazione: «In Riviera abbiamo due tipologie di aziende: quelle trainate dal lusso, dalle firme, e quelle con un marchio proprio, un piccolo brand. Già prima del covid seguivano un andamento opposto: le prime erano in crescita, le seconde sempre più in difficoltà».
La pandemia, nel 2020, ha avuto un impatto molto forte sull’intero comparto. «Il 2021 è stato un anno di sofferenza per entrambi i tipi di aziende. I negozi chiusi: non si vendeva… I viaggi internazionali fermi: c’era poco movimento. Nel 2022, invece, mentre le aziende di lusso hanno avuto un “rimbalzo” molto positivo, quelle con un marchio proprio hanno conosciuto un’ulteriore contrazione. E questo perché si interfacciavano con clienti e piccoli brand con grossi problemi di liquidità». E ora tocca al 2023… «Le aziende con un marchio proprio sono solo tra il 5 e il 10% della nostra realtà della Riviera. Il restante 90% si è assestato su un riequilibrio verso il basso: qualche ordinativo in meno rispetto all’anno passato». Ballin spiega il “rimbalzo” con un paragone: «Accade anche in borsa: dopo un forte calo, c’è un rialzo. È un po’ come quando c’è uno tsunami e poi le acque si ritirano: nel 2022 è avvenuto, dunque, un riassestamento fisiologico».
In un mercato prettamente di lusso la clientela è per lo più straniera: oltre il 90% della produzione finisce all’estero, soprattutto Nord America, Cina e Giappone, mentre l’Europa guarda al lusso con meno entusiasmo. «C’è sempre più bisogno di un brand, sia nel prodotto alto che in quello basso. Anche le aziende di mezzo, con un marchio proprio “made in Italy”, senza il supporto di un marchio di peso sono sempre più in difficoltà».
Come si sta trasformando il mercato calzaturiero della Riviera? «Il lusso la fa da padrone, con un design un po’ meno sportivo. Un riscontro positivo ce l’hanno le calzature più eleganti…». Quelle più classiche…? «Direi piuttosto quelle “formali” (mocassini, sabot…): cioè inerenti alla moda, ma non ginniche, né in generale sportive».
Quale può essere considerata la specificità dei prodotti di questo territorio? «Da sempre quella della Riviera è una scarpa apprezzata per la sua eleganza, che ha attirato grossi brand. La produzione si sta orientando, appunto, verso prodotti più formali. Si punta molto al dettaglio e alla tracciabilità della produzione. In particolare ora stiamo ragionando di sostenibilità». Grazie alla quale Ballin non nasconde che il mercato calzaturiero della Riviera ha una marcia in più rispetto ad altri siti produttivi italiani.
Quali sono invece oggi le maggiori difficoltà? «Durante la pandemia erano legate al reperimento del materiale. Da allora, comunque, l’ingranaggio non ha più funzionato come prima. Ci troviamo in un momento storico in cui le figure che nelle nostre aziende hanno terminato il loro corso lavorativo dovrebbero essere rimpiazzate». L’eterna questione del ricambio generazionale… «Anche noi – ma questo si nota un po’ dappertutto – facciamo fatica ad assicurarlo».
Giovanni Carnio