La sua è una storia di rinascita. Dal buio più profondo, nel quale si è sentito stritolato, senza via di scampo, alla luce piena. Un percorso di vita che oggi testimonia soprattutto fra i giovani, mettendo in campo una sorta di prevenzione al suicidio racchiusa anche nei suoi tre libri (l’ultimo, “Il bisogno di morire”).
Giordano Tomasoni, 52 anni, originario di Castione della Presolana, in provincia di Bergamo, nel novembre del 2008 ha tentato di togliersi la vita in preda ad una grave depressione. Un malessere tanto crescente quanto sottovalutato, in un momento in cui – all’apparenza – sembrava non mancargli nulla: una famiglia, un’attività come falegname, hobby e passioni legate allo sport. Poi il vuoto. Una voragine interiore fatta di angoscia, insonnia e tachicardia, durante la quale Giordano non ha saputo chiedere aiuto. Così, in un giorno lavorativo come tanti altri, sceso dall’auto decide di lanciarsi dal ponte del suo paese. Scavalca il parapetto e rimane con la mani aggrappate.
Dopo interminabili istanti, le mani cedono e cade da oltre 10 metri. Fratture ovunque e una lesione permanente al midollo spinale, che lo costringe in carrozzina. «Entro in ospedale a novembre ed esco un anno dopo», racconta l’uomo, che un po’ per volta torna a scoprire il valore della vita – quello vero, nel quale non credeva più – aiutato anche dallo sport: sci da fondo da seduto (nel 2012 vince la medaglia di bronzo ai campionati italiani), handbike (è vincitore del Giro d’Italia nel 2015 e 2016) e sci nordico.
La prevenzione per affrontare la depressione. «La depressione, ogni anno, causa un numero di morti altissimo. Ma non se ne parla e non si fa prevenzione», analizza Giordano, sottolineando come la sua “forza” stia nel fatto di essere subdola. «Le parole psichiatri e psicofarmaci sono ancora un dogma, un tabù, anche nelle famiglie stesse. Si pensa che la situazione possa cambiare domani o dopodomani, ma non è così. Esiste un profondo senso di vergogna verso questo ramo della medicina, senza considerare che sappiamo come funziona la sanità. I professionisti sono pochi e l’iter troppo lungo. Serve qualcosa di più diretto e tempestivo, per scongiurare il rischio che la depressione si cronicizzi. La figura del depresso ancora infastidisce».
La testimonianza tra i giovani. Il Giordano di oggi fa tesoro di quanto imparato nel 2008, condividendo tra i giovani un messaggio che non lascia spazio all’interpretazione: ogni vita merita di essere vissuta, «anche se la mia sfida con la depressione, all’epoca, l’ho persa. Adesso invece ragiono col senno del poi. Molte madri mi domandano dove si trova il coraggio di compiere un gesto estremo. E mi chiedono, “possibile non si pensi alla famiglia?”. Ma in quel momento non si vuole far finire la propria vita o il rapporto con i propri cari, quanto la disperazione che si prova dentro». Tanti gli insegnamenti custoditi con cura ogni giorno, a cominciare dall’imparare a seguire l’istinto. «Il che significa portare avanti le proprie passioni e credere in se stessi, senza paragonarsi agli altri. I ragazzi di oggi? Sono condizionati da una società che non consente loro di mettere in mostra anche le più piccole fragilità, che fanno parte dell’essere umano, originando una competizione che spinge ad essere sempre più bravi degli altri. Quando invece un calo nella prestazione scolastica è legittimo: la scuola dovrebbe tener conto che nel percorso di vita di uno studente possono anche esserci degli “inciampi”».
Giordano oggi è compagno di vita – e di lavoro – di Giuliana Ghidoli, titolare dal 2008 del “Ponte dei Sogni” che si trova a Venezia, in Salizada S. Antonin (Castello). Qui Giuliana e Giordano realizzano giocattoli in legno e molte altre originali creazioni per la felicità dei bambini. Nei giorni scorsi il negozio ha festeggiato i 15 anni di attività.
Marta Gasparon