Cresce l’occupazione femminile in Veneto e supera anche il livello pre pandemia. Nel 2022, infatti, sono stati guadagnati 16.000 posti di lavoro a tempo indeterminato, con un aumento delle assunzioni del +13% rispetto al 2021 e del +10% sul 2019.
Le donne che hanno avuto accesso a una posizione a tempo indeterminato nell’ultimo anno sono state complessivamente 91.400, di cui 52.400 direttamente tramite un’assunzione e 39.000 attraverso la trasformazione di un contratto a termine. Il 75% ha trovato lavoro nei settori della sanità, servizi sociali, commercio e turismo.
Lo rileva Veneto Lavoro, che sottolinea anche come resti elevata, seppure in leggera flessione rispetto agli anni precedenti la pandemia, l’incidenza del part time, che interessa il 43,2% delle assunzioni al femminile.
Nonostante un divario di genere ancora ampio, si conferma quindi il trend positivo dell’occupazione femminile in una regione che presenta livelli di partecipazione delle donne al mercato del lavoro superiori alla media nazionale e in crescita rispetto al periodo pre-pandemico. Secondo i dati Istat, nel 2022 il tasso di occupazione femminile ha toccato il 59,6%, a fronte del 59% medio registrato nel 2019 e di una media nazionale del 50,9%. Si abbassa, al contrario, il tasso di disoccupazione, pari nel 2022 al 4,2% a fronte del 7,4% annuo di tre anni prima.
A crescere negli ultimi anni è stata soprattutto l’occupazione femminile stabile. Nel 2021 il saldo dei posti di lavoro a tempo indeterminato è stato positivo per +4.500 unità, superiore anche a quello maschile che si è fermato a quota +3.200, mentre nel 2022, pur registrando valori inferiori a quelli degli uomini, si sono registrati 16.000 rapporti di lavoro stabile in più.
La maggior parte di loro (circa il 75%) ha trovato impiego nel settore dei servizi, prevalentemente servizi alla persona (in particolare nella sanità e nei servizi sociali), commercio e turismo. Il 24% ha invece trovato occupazione nell’industria, soprattutto nei comparti tessile-abbigliamento e alimentare. La prevalente partecipazione delle donne ai diversi ambiti del terziario si riflette sugli inquadramenti professionali, che hanno riguardato soprattutto le professioni qualificate dei servizi (27%) e quelle impiegatizie (26%).
Per il 14% delle donne il tempo indeterminato ha rappresentato il primo ingresso nel mercato del lavoro dipendente regionale, mentre tra quante avevano avuto precedenti esperienze lavorative, il 61% proveniva da un contratto a termine e il 39% da un altro rapporto a tempo indeterminato, quasi la metà dei quali conclusi con le dimissioni della lavoratrice e una successiva ricollocazione a meno di un mese di distanza.
Anche riguardo alla mobilità in uscita dal lavoro le donne registrano una crescita superiore a quella degli uomini, in particolare proprio per quanto riguarda le dimissioni, aumentate del 19% rispetto al 2019 e di ben il 46% sul 2021 (per gli uomini invece rispettivamente +12% e +28%).