Un’attività storica che chiude. L’ennesimo servizio che sparisce a Venezia. È la pulisecco ai Tre Ponti, a Piazzale Roma, aperta dalla famiglia Ferrari nel 1962. E in procinto di chiudere i battenti definitivamente a fine mese.
Ma in questo caso è una chiusura ancora più amara perché l’attività era in salute, la clientela non mancava, e c’erano delle chance perché qualcuno subentrasse nell’esercizio. «Purtroppo – raccontano amareggiati i titolari – abbiamo dovuto scontrarci con la ferma volontà della proprietaria del fondo di non avere a che fare con stranieri. Avevamo trovato ben quattro persone disposte a subentrare alla nostra attività, tutte a posto e volonterose, ma erano straniere. E con la proprietà non c’è stato nulla da fare. Agli italiani invece non interessa fare questo mestiere. Così dobbiamo sgomberare tutto e smantellare i macchinari. Buttarli via proprio. Sono costi per migliaia di euro e alla fine, anziché guadagnare qualcosa, ci rimettiamo. E molto». La lavanderia ormai è semivuota e nei prossimi giorni verranno delle ditte a portare via i macchinari, dal depuratore per l’acqua alla macchina per la pulizia a secco, che dovranno passare dalla vetrina (smontata per l’occasione) viste le dimensioni. Intanto i due titolari, Mirco Ferrari e la moglie Valeria Viviani, stanno salutando giorno dopo giorno gli affezionati clienti: «Entrano e ci domandano dove potranno andare. Lavanderie così non se ne trovano praticamente più. Qualcuno piange perché nostro cliente ormai da tanti anni».
L’apertura nel 1962. Ad aprire la pulisecco nel 1962 erano stati i genitori di Mirco Ferrari, la mamma Lea Rina Cesana con il papà Giovanni Ferrari. Lui (nato nel ’46) da giovane aveva intrapreso la carriera in Alitalia, che nell’epoca d’oro della compagnia aerea aveva degli uffici in Piazza San Marco. «Mia mamma poi morì nel 1975, mentre papà ha continuato a portare avanti l’attività fino al 1996, anno della sua scomparsa. Io ho lavorato per 30 anni in Alitalia, ma a fine degli anni ’90 le cose erano cambiate e di fronte all’incentivo per lasciare ho accettato, decidendo di entrare qui in pulisecco con mia moglie. Sono stati 20 anni molto belli, anche se impegnativi sotto tutti i punti di vista. È un lavoro che impegna e che va fatto con passione e dedizione». Passione che la signora Valeria ha maturato nel tempo, tanto che oggi qui dentro lascia un po’ del suo cuore: «Ma all’inizio non era così. Non mi piaceva proprio. Ma poi – dice – ho amato davvero tanto questo lavoro. Ce ne andiamo con grande dispiacere». La decisione di lasciare era da un po’ nell’aria: «Abbiamo una nipotina e ci turniamo per aiutare i genitori, in modo che non debba andare al nido essendo ancora piccola. Ma stare dietro a tutto era diventato faticoso», spiegano i coniugi che vivono a Sant’Alvise e frequentano la parrocchia di San Marcuola. «Avremmo sperato di lasciare in modo soft, dando continuità alla pulisecco. Invece di fronte all’indisponibilità della proprietaria non ci resta che lasciare così. Poi – aggiungono – in questi anni abbiamo sacrificato moltissimo, per le difficoltà legate ai dipendenti. Non se ne trovano, questo è un lavoro dove ci vuole cura e capacità. Non basta saper stirare un lenzuolo… Per non parlare dei fattorini, per le consegne a domicilio: recentemente in pochi mesi ne avremo cambiati sette. I giovani dopo poco andavano via, dicendoci che era meglio stare a casa con il reddito di cittadinanza. Alla fine noi eravamo sempre qui, senza riuscire a prenderci un giorno di ferie…».
Tra i clienti, in passato, anche la Fenice. Anche la clientela è cambiata: «Ma avevamo comunque un discreto giro. Lavoriamo tanto con gli alberghi e con parecchi veneziani. In passato servivamo anche il Teatro La Fenice, occupandoci dei costumi di scena. Avevamo in negozio gli scatoloni con i titoli delle opere… costumi diversi da sistemare per ogni spettacolo. Ma ad un certo punto abbiamo preferito lasciare, era diventato troppo pesante per noi». Chi passa per la fondamenta dei Tre Ponti non può non ricordare i presepi che la signora Valeria allestiva in vetrina nel periodo natalizio, ogni anno diversi, sempre molto originali e coinvolgenti. «Ho smesso dopo l’acqua alta del 2019. Anche quello, tra l’altro, è stato un duro colpo. L’acqua ha rovinato i motori dei macchinari e ovviamente questo ha comportato dei costi importanti». Acqua che era arrivata anche nel ’66: “Lo ricordo bene. La forza della marea – prosegue il signor Ferrari – quella volta sfondò la vetrina. In tutti questi anni abbiamo sistemato i locali, messo tutto a norma, sempre a spese nostre. Abbiamo messo l’anima in questo posto».
Serena Spinazzi Lucchesi