Sono 25 ragazzi della Diocesi, di cui una ventina del gruppo di terza-quinta superiore della parrocchia della Gazzera.
In questi giorni sono al Sermig di Torino, il luogo di fraternità e ricerca fondato a Torino, nel 1964, da Ernesto Olivero.
Accompagnati da don Pierpaolo Dal Corso, i giovani veneziani stanno vivendo intensamente quest’esperienza. La giornata si svolge così: preghiera al mattino per tutti alle 8.30. Poi lavoro, suddivisi per gruppi. Si va da piccoli lavori nell’ambito degli aiuti umanitari a occupazioni più pesanti, come pulizie e opere di manovalanza in cantieri di restauro.
Una parte dei giovani del Patriarcato, per esempio, è andato all’eremo che il Sermig sta restaurando per l’accoglienza di bambini disabili.
«I ragazzi – rileva don Dal Corso – sono contenti: questa realtà ha un particolare carisma di accoglienza che attira molto i giovani e li fa riflettere. Nel pomeriggio ci sono dei gruppi tenuti da consacrati del Sermig che guidano i ragazzi in un percorso di formazione. Anche noi più grandi abbiamo un gruppo a parte, molto “tosto” come argomenti».
Alla sera si celebra insieme la Messa e poi, dopo cena, ci sono attività di musica, canto o cineforum: «Martedì 25 sera – continua don Pierpaolo – abbiamo visto un film sullo sfruttamento della prostituzione minorile che ci ha lasciati per due ore senza fiato, “Trade”. Non è stato acquistato da nessuna casa cinematografica italiana, per cui non sarà mai proiettato nelle sale, ma un amico di Ernesto Olivero, che lavora all’Onu, ha concesso che venga proiettato solo qui. Dopo la proiezione ci siamo divisi in gruppi per parlarne».
Ernesto Olivero, osserva il sacerdote veneziano, «fa ogni tanto qualche sapiente comparsa, ma lascia spazio ai giovani dell’Arsenale della Pace per la gestione del campo. Questo luogo, che era un vero arsenale, è ora veramente un luogo di pace. Accoglie rifugiati politici, senza tetto e offre pasti a centinaia di persone ogni giorno. Molti ragazzi sono stati salvati dalla droga, dalla povertà e anche dalla strada. Certo è Dio che li salva, ma si serve di braccia e cuori. Il pregio di questi campi di servizio è che non mostrano il bene del Sermig perché lo si lodi, ma spronano a portare il bene e a servire nelle realtà dove si vive. Mi auguro che anche i nostri giovani ritornino ricchi di pace da diffondere nel nostro territorio».