Non è come vincere una medaglia d’oro alle Olimpiadi – «sono due cose non confrontabili» – precisa subito Federica – ma il matrimonio è certamente il coronamento di un sogno: «E l’abbiamo vissuto come lo sognavamo entrambi: una cerimonia molto sentita e poi una grande festa con gli amici».
Federica Pellegrini racconta la giornata del suo “sì” con Matteo Giunta: sabato 27 agosto si sono sposati a Venezia, nella chiesa di San Zaccaria.
Qual è stato, Federica, il momento più emozionante di quel pomeriggio?
Quando sono entrata in chiesa e ho visto Matteo in fondo, vicino all’altare. Ho camminato verso di lui e quando l’ho raggiunto ci siamo messi tutti e due a ridere, perché per la prima volta Matteo aveva le mani molto fredde. Un segno di nervosismo, cosa che non gli accade spesso…
Nei matrimoni c’è sempre un dettaglio che non va come lo si era organizzato: magari poi diventa parte della mitologia familiare, da raccontare ai nipotini, ma lì per lì mette un po’ di paura. Qual è stato per te?
In realtà la paura che qualcosa non andasse noi ce l’abbiamo avuta prima; poi però siamo stati molto fortunati e tutto è andato bene. La nostra preoccupazione più grande riguardava il tempo. Nell’ultima settimana guardavamo le previsioni meteo, che per sabato dicevano proprio temporale. Poi c’è stato quel vento fortissimo, il garbino, che si è alzato mentre stavamo arrivando in barca con le damigelle. È stato molto preoccupante, ma quando in chiesa ho visto qualche raggio di sole mi sono detta: dai, stavolta il garbino invece di portare con sé acqua l’ha portata via. E così la festa è stata piena.
A celebrare le tue nozze è stato don Antonio Genovese, tuo parroco per anni ai Ss. Vito e Modesto di Spinea. Come mai?
In effetti è da qualche mese che Matteo e io andavamo su e giù da Montebelluna, dove don Antonio adesso è parroco. Dal libretto della Messa alle confessioni alla prima conoscenza con Matteo, che non lo conosceva: don Antonio ha curato tutto. E io sono stata molto felice che abbia accettato di celebrare la Messa del mio matrimonio: è stato un po’ come tornare tutti in famiglia perché per la mia famiglia don Antonio è stato un punto di riferimento molto importante quando era parroco a Spinea.
Che cosa vi ha detto nell’omelia?
Ci ha detto che il consenso di tanti non serve a niente se prima l’intesa non parte da noi due. E che il riempire di senso questa vita possiamo farlo solo noi due, non può farlo qualcun altro al nostro posto.
Le tue nozze hanno avuto tantissimo seguito, mediatico, social e personale: che cosa ti ha colpito di più?
Per la verità non mi aspettavo tutta questa vicinanza. Sapevo che con l’uscita della data delle nozze qualche persona sarebbe venuta a vedere l’entrata e l’uscita degli sposi dalla chiesa, ma così tanto affetto e così tanta gente non li prevedevo. Sono stati tutti super-carini, tutti super-rispettosi del momento: è stato molto bello. E anche sui social ho visto soprattutto affetto: sono proprio contenta.
La cosa che ti ha sorpresa di più, sabato 27 agosto?
Quando siamo arrivati in riva, prima di entrare in San Zaccaria, un gruppo di ragazzi ci ha riconosciuti e ha cominciato a fare cori da stadio: è stato molto divertente.
Si dice che avessi organizzato di essere protetta da ombrelli per ripararti da fiumi di foto prima di entrare in chiesa…
Mah, era un’ipotesi che abbiamo accantonato quasi subito sia perché c’era molto vento e poi perché non ce n’era bisogno. Tra l’altro, salendo e scendendo dalla barca, il mio abito si era già ben visto…
Hai – anzi, avete – scelto Venezia per il “sì” più importante: perché ?
Venezia è la mia città. Io ho tutta la famiglia da parte di mia mamma che ancora vive a Murano e mia mamma è nata a Venezia; il mio babbo ha lavorato 40 anni a Venezia… Insomma, questa è una città che io ho vissuto in modo particolare e che sento come una parte di me: quindi sposarmi qui per me è stato il coronamento di un sogno. E poi Venezia è Venezia: per quanto sia complicata per l’organizzazione di un evento del genere, ne è valsa la pena. E San Zaccaria è una delle chiese più belle che potesse accoglierci.
Dopo il matrimonio, in genere, si pensa ai figli: anche tu ci stai pensando?
Adesso Matteo e io siamo concentrati sul nostro lavoro e vedremo, non è un progetto programmabile. Siamo aperti alla possibilità di averli, ma si vedrà più avanti.
Qual è la tua idea di famiglia e qual è la tua esperienza di famiglia, di quella da cui provieni e in cui sei figlia e sorella?
La mia personale idea di famiglia è tradizionale; sono comunque cosciente e convinta che non sia l’unica idea possibile. Nella mia esperienza ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia molto unita. La cosa più bella è l’unità che c’era e c’è fra i miei genitori.
Dopo il matrimonio di sabato molti vi davano già partiti per gli Stati Uniti, in viaggio di nozze…
E invece no: non partiamo adesso ma rimandiamo di qualche mese. Stiamo ricominciando a lavorare quasi subito e perciò abbiamo deciso di spostare il viaggio un po’ più in là. Adesso ci sono vari impegni a livello istituzionale e io lavoro quotidianamente nella commissione atleti del Comitato olimpico internazionale: le Olimpiadi saranno tra due anni…
Ma ti manca la vasca? Ti manca di gareggiare?
No. Sono convinta della scelta che ho fatto e penso che sia stata fatta nel momento giusto.
Giorgio Malavasi