È vero, sulla sagra di Stretti c’è solo la firma della Pro Loco. Ma l’intesa con la parrocchia (e la benedizione del parroco) c’è: «Siamo un po’ laici, ma su certe cose ci intendiamo», ammicca Italo Scalon dalla Pro Loco.
Da una decina d’anni si chiama sagra di San Tiziano, come il patrono parrocchiale. Prima era la “Sagra Paesana” di fine giugno. Poi, tenendo conto delle altre di Torre di Fine, Ponte Crepaldo ed Eraclea, si è spostata a luglio. Tre fine settimana lunghi, cominciati venerdì 15, con quello etichettato “serata picanha”, dal nome del piatto forte del giorno. «La picanha», spiega Massimo Antoniazzi, «è un taglio di carne tipico di Brasile e Argentina, con delle striature di grasso». Corrisponde al codone di manzo o punta di sottofesa. «La proponiamo per la prima volta: tanti non l’avevano mai assaggiata e sono rimasti molto contenti. Visto il successo, pensiamo di riproporla. Abbiamo saltato il 2020, ma nel 2021 c’eravamo, in solitudine perché eravamo gli unici. Quest’anno hanno ripreso coraggio anche altre sagre vicine»… Ecco il desiderio di smarcarsi con piatti speciali, anche perché perdura l’assenza del “pubblico spettacolo”. Così i prossimi venerdì il compito di fare la differenza è affidato alla paella e al galletto. Quest’ultimo poi è un classico: «Lo cuciniamo da anni».
Come nella tradizionale festa del galletto, con cui si aiuta l’asilo parrocchiale: «È il nostro cavallo di battaglia. E comunque chi vuole lo trova tutte le sere» (dalle 18 alle 23). E non mancano altri piatti tipici come costa e salsiccia. Si può ordinare per asporto: «Tanti lo fanno soprattutto sabato e domenica». La sagra è molto apprezzata, anche da chi è di passaggio: «Venerdì ha cenato un gruppo di australiani. È andato via contento complimentandosi con noi». La sagra ha una tradizione forte. Ma sa anche cambiare, come racconta Tiziano Zanchetta: «Una volta durava tre giorni: sabato, domenica (con tanto di corsa ciclistica) e lunedì, con i fuochi d’artificio. C’erano il parco giochi e la balera. Abbiamo conosciuto tre passaggi gestionali: all’inizio un comitato con i bar che mettevano in fresco, sotto un tendone, le bevande, tra blocchi di ghiaccio in grandi mastelli in legno e tini da vino, mentre i gelati li tenevano in un camioncino. Poi si è passati a una gestione a tre: parrocchia, scuola materna e gruppo campo sportivo con equa divisione degli introiti. Infine dal 1985 c’è la Pro Loco: l’incasso sostiene spese per interventi alla sede dell’associazione e all’edificio dell’asilo parrocchiale».
Giovanni Carnio