Servire Dio servendo gli uomini. È questo il precetto da cui si lascerà ispirare don Marino Gallina, chiamato da settembre a guidare la comunità del Sacro Cuore di via Aleardi a Mestre. A dargli una mano, come collaboratori seppur non a tempo pieno, ci saranno don Paolo Socal e don Federico Bertotto.
Dopo 65 anni di presenza dei frati minori conventuali, che hanno già salutato i fedeli a inizio giugno ma che lasceranno la struttura solo il 31 agosto, ora il nuovo parroco sarà un sacerdote diocesano: il 23 settembre la data più probabile per il suo ingresso.
«Ma io inizierò a lavorare – spiega don Gallina – già dal primo settembre. Ho già incontrato i frati e altre volte li incontrerò in questi mesi. Ho una grande serenità perché questo incarico è arrivato senza che io sospettassi o immaginassi niente. Andrò a fare il parroco con molta semplicità: avere dei programmi pronti non è rispettoso, non serve a niente. Strada facendo, con la comunità e con gli altri sacerdoti, si vedrà quali sono le scelte più opportune per vivere al meglio questa esperienza».
Un’esperienza, quella alla guida di una parrocchia, che a don Marino di certo non manca: per 11 anni è stato a capo della comunità di Murano, per altri 11 di quella di via Piave ed è stato vice in tante comunità. «L’unica cosa problematica – aggiunge – è che continuo ad essere anche presidente dell’Istituto Diocesano di Sostentamento del Clero. Dovrò cercare di organizzarmi».
Qualche cambiamento, è inevitabile, ci sarà. «I frati – dice – sono sempre stati ben inseriti nella pastorale diocesana. Non penso ci saranno problemi in questo senso. Forse, invece, qualche problema in più ci sarà per la gente, abituata ad avere più frati, quindi una maggiore disponibilità. Ma questa può diventare anche un’opportunità per i laici di assumersi qualche responsabilità in più nella vita parrocchiale».
Una struttura complessa, quella di via Aleardi, con tante realtà attive – dalla comunità francescana a quella neocatecomunale, dal centro culturale Kolbe alla Caritas all’Azione cattolica – in un angolo sempre più difficile di città. «L’ambiente – spiega don Gallina – è molto cambiato in questi ultimi anni: i segni c’erano già quando ero in via Piave. Anche la parrocchia deve cogliere con sempre più attenzione le difficoltà e trasformarle, se possibile, in opportunità. Ma questo è un lavoro già avviato, ci sono già tante realtà presenti e attive: il centro d’ascolto della Caritas, ad esempio, funziona molto bene».
I primi tempi saranno forse i più duri, «ma per me – aggiunge il sacerdote – saranno tempi soprattutto di ascolto e di sostegno, di disponibilità ampia e di incoraggiamento a tutto quello che loro stanno già facendo e vivendo. Cercherò anche di organizzare al meglio il lavoro degli altri due sacerdoti, valorizzandoli al massimo, in modo che ognuno possa dare risposte attraverso la propria personalità, genialità, le proprie capacità».
Parla con tono pacato, don Marino, il filo conduttore dei suoi pensieri è l’umiltà. «Vado lì – conclude – senza illudere nessuno. Cercherò di fare il meglio possibile con molta fatica e molto impegno. Nessuno di noi deve pensare di essere il salvatore del mondo o della patria. Il fine è servire Dio servendo gli uomini di questo territorio. A volte rischiamo di dimenticarcelo, ma noi siamo una comunità cristiana e chi viene in parrocchia dovrebbe sempre avere almeno la percezione di incontrare la persona di Cristo, la sua parola, una proposta di vita ben chiara, seppur mediata dalla realtà umana».
Chiara Semenzato