In un anno gli impianti del gruppo Veritas depurano 88,6 milioni di metri cubi di scarichi fognari. Significa che ciascuno dei 927mila fruitori del servizio – residenti, turisti, lavoratori o studenti – producono in un anno acqua “sporca”, cioè scarichi sufficienti per riempire da pavimento a soffitto un appartamento di 45 metri quadrati. E queste quantità vengono intercettate, convogliate agli impianti, depurate e restituite pulite all’ambiente.
O, se si preferisce, ogni anno si “ripuliscono” scarichi sufficienti a riempire 197.000 piscine da 25 metri, quelle dove siamo soliti nuotare nelle nostre città. Cioè 540 ogni giorno.
Per la prima volta il percorso “dopo il lavello di casa”. Lo rileva un nuovo studio realizzato da Veritas in collaborazione con la società DimensionEnergia. Si tratta della prima indagine di questo tipo realizzata in Italia, che descrive e dà conto del processo e dei risultati del sistema di depurazione nel territorio di competenza del Consiglio di Bacino “Laguna di Venezia”.
Per la prima volta, cioè, viene tracciato l’intero percorso compiuto dall’acqua “dopo il lavello di casa”, fino al suo ritorno in mare, nei fiumi o nella laguna.
Un’operazione di trasparenza, che risponde anche ai criteri indicati da un recente regolamento europeo che favorisce gli investimenti sostenibili.
Più del 99% di questi reflui torna al mare, ai fiumi e alla laguna – dopo la depurazione – sotto forma di acqua pulita. Si evita cioè, ogni anno, lo sversamento nelle acque del Veneziano di decine di migliaia di tonnellate di sostanze inquinanti.
In particolare, per fare un esempio, nel corso dell’ultimo anno si è evitato che finissero in laguna e in mare 299 tonnellate di fosforo, 2.018 tonnellate di azoto e 13.573 tonnellate di solidi sospesi.
La pulizia degli scarichi grazie ai depuratori ha prodotto 62.170 tonnellate di rifiuti costituiti da: sabbie (5,9%) che sono state avviate al recupero per la realizzazione di sottofondi stradali, solidi grossolani (vaglio, 1,5%) e oli e grassi (0,1%) che sono stati quasi totalmente recuperati sotto forma di energia e solo in minima parte avviati in discarica. Inoltre si sono separati fanghi (92,5%), anch’essi avviati in parte a recupero (45%) e in parte a smaltimento (55%).
C’erano una volta i chironomidi… Un lavoro rilevante, quello descritto dallo studio da poco realizzato, che consente di evitare episodi di squilibrio ambientale drammatici come quello di cui ormai molto hanno perso il ricordo: l’invasione dei chironomidi.
Era l’anno 1987 e un articolo pubblicato da Repubblica il 17 luglio descriveva così quel che stava avvenendo nel nostro territorio: «Colonne alte ben quaranta metri di chironomidi, insetti appartenenti alla stessa specie delle zanzare, stanno mettendo in ginocchio Venezia, che per sterminarli ha stanziato otto miliardi di lire. Problemi non da poco anche sul versante della sicurezza aerea. Un elicottero apripista scorterà gli aerei in arrivo all’aeroporto Marco Polo per consentire gli atterraggi (specie quelli notturni) anche in presenza degli insetti. L’elicottero, pilotato da uno specialista nei voli notturni, si pone davanti all’aereo che si sta avvicinando alla pista e spruzza insetticida per liberare la traiettoria, così che l’apparecchio di linea non abbia problemi per atterrare».
Era una delle conseguenze dell’inquinamento. Nello specifico, dell’eutrofizzazione delle acque, causata dalla presenza molto alta e squilibrata di sostanze nutrienti disciolte, soprattuto fosforo e azoto.
Negli ultimi trent’anni da un lato si è ridotta la quantità di concimi chimici usati in agricoltura e poi, tramite le falde, giunti in laguna; dall’altro lato si è provveduto a depurare gli scarichi civili, evitando che finissero nelle acque e poi fino al mare.
Depurazione, 560 persone al lavoro. Il risultato è quello messo in evidenza, appunto, dallo studio di Veritas e DimensionEnergia. Un risultato prodotto dal lavoro di circa 560 persone – ingegneri, tecnici, operai, impiegati… – del Gruppo Veritas, impegnati nella gestione, manutenzione e nell’efficientamento delle strutture e delle tecnologie della depurazione. Così che tutto ciò giustifica la quota fissa di circa 12 euro all’anno che ogni cittadino di quest’area versa per i servizi di fognatura e depurazione.
Giorgio Malavasi