«Le famiglie si sono trovate sole: su un 5% di finanziamenti regionali previsti ne arrivano solo metà». Don Ermanno Crestani, assistente di AITSaM, denuncia con amarezza disservizi e inadempienze della sanità pubblica verso i disabili mentali.
L’AITSaM (Ass ital. Tutela Salute mentale) domani manifesterà a Venezia, presso il campo antistante la stazione di Santa Lucia alle ore 10, per proseguire in corteo fino al palazzo della Regione, dove avverrà un incontro con l’Assessore Lanzarin. Lo scopo è far conoscere la sofferenza e le problematiche, acuite in tempo di Covid, delle famiglie che vivono la dolorosa esperienza di una persona con disabilità mentali.
Gente Veneta ne ha parlato oggi con uno degli organizzatori della manifestazione, don Ermanno Crestani, sacerdote della diocesi di Vittorio Veneto, che ha iniziato nel 1985 ad assistere famiglie con disabili mentali, fondando anche un coordinamento regionale per il Veneto, di cui inizialmente è stato coordinamento. Ora è assistente di AITSaM per la sezione “Sinistra Piave”. È stato ordinato presbitero nel 1963 da Albino Luciani.
Don Ermanno, da chi è composta la vostra associazione?
L’AITSaM (Ass ital. Tutela Salute mentale) è composta da circa 25 Sezioni in Veneto, ma alcune ve ne sono alcune anche in Emilia e in Friuli. In Veneto vi sono, in generale, circa 70 mila persone con disabilità mentale. Il problema quindi è molto grande, ma non se ne parla.
Cosa vuol dire vivere il dramma la disabilità mentale oggi?
Si tratta di un problema crescente. Le famiglie vivono il dramma di uno stigma sociale: una discriminazione che avviene ancora al giorno d’oggi. Il Covid ha, inoltre, prodotto nuovi problemi. Durante la pandemia tanti giovani, sentendosi isolati, si sono chiusi in sé stessi hanno subito gravi pericoli. Come intenzioni, infatti la Regione aveva ipotizzato e poi approvato dei provvedimenti per facilitare le persone con problemi psichici dai 14 ai 24 anni l’accostamento ai servizi sociali attraverso le scuole, i medici di base e i diversi dipartimenti sanitari. Speriamo che questa disposizione non faccia la fine di altre. Vogliamo che sia applicata: piani di zona e progetti ne abbiamo visto molti, ma rischiano poi di finire “nel cassetto”.
Quali sono le fatiche principali che le famiglie stanno vivendo?
La situazione è sempre diversa da famiglia a famiglia. Tuttavia quasi tutte in tempo di Covid si sono trovate sole e, lo ripeto, colpite ancora da uno stigma. Sembrerà strano ma è ancora così. I rapporti con i servizi sono particolarmente problematici, in quanto il personale non è sempre disponibile e accogliente.
Come cercate di aiutarle?
La presenza di una associazione per loro è fondamentale, altrimenti non avrebbero quelle comunicazione e quegli aiuti che sono fondamentali.
Nella nostra sezione di Vittorio Veneto (Sinistra Piave) c’è un incontro bimensile di famiglie in una casa di comunità, in modo che i ragazzi stessi si possano ritrovare sul piano dell’amicizia e gli altri genitori possono ritrovarsi e condividere fra di loro.
Quali scopi vi prefissate con la manifestazione di domani?
La manifestazione di domani ha due obiettivi: indicare il problema all’opinione pubblica e far conoscere la presenza di queste famiglie. Chiediamo poi alla Regione di intervenire. Il problema più grande è la mancanza di finanziamenti già previsti: su un 5% di finanziamenti alla Sanità che dovrebbero andare alla psichiatria solo il 2,5% arrivano, con rimpalli di responsabilità tra Stato, Regione, Ulss e DSM. Questa situazione è la principale causa delle inadempienze a livello di ULSS e di Dipartimenti, anche quelli più impegnati. Chiediamo, dunque, di stare nella legge e applicarla facendo stanziare il 5% già previsto dalla normativa vigente. La manifestazione a Venezia, difficile da affrontare per la delicatezza che richiede, vuole manifestare la presenza di un problema che riguarda tutti, e la cui tardiva soluzione sta pregiudicando la salute psichica di tutta la popolazione. La manifestazione sarà composta dalle Sezioni AITSaM e da rappresentanti di alcune Associazioni che aderiscono all’Appello.
Come potrebbe rispondere la Regione?
Le leggi esistente sono buone, ma non sono applicate per scarsa volontà politica. Si viaggia su una psichiatria di conservazione, cronicizzando le persone. Bisogna puntare sulla psichiatria comunitaria: domiciliarità, case famiglia, inserimento lavorativo, per superare la cronicità. Questo dipende anche dalla Regione. Attualmente c’è una commissione regionale, che ritengo molto qualificata, ma non vorremmo avere delusioni: speriamo possa essere una opportunità non sprecata.
Marco Zane