«Dopo aver spinto per il digiuno dai dispositivi elettronici, ora dobbiamo accettarne l’uso a scopi didattici»: il Covid influenza metodi e contenuti del lavoro del Consultorio familiare di Eraclea. Che è diocesano, ma nasce per servire un territorio – il litorale – del tutto particolare. Lo spiegano la responsabile del servizio, Tamara Tonet, e l’operatrice Alessandra Bombini: «Da aprile a ottobre qui c’è la stagione… non si scappa. Le difficoltà relazionali restano spesso eluse per mesi, aggravandosi».
Cosa sta cambiando?
Sono aumentate le richieste di ventenni disorientati: i loro genitori aprono porte, ma non danno strumenti. Qui in estate vanno a lavorare, non tanto per rendersi indipendenti (le spese degli studi continuano a pagarle i genitori), ma per permettersi spese nuove: ad esempio, uno smart-phone.
Quali servizi svolge il Consultorio familiare?
Dal sostegno e dalla consulenza, con risposte anche cliniche ai disagi, alla formazione – e quindi prevenzione – inerente alle relazioni coniugali e genitoriali. Oggi affrontiamo molte ansie, depressioni, insonnie, alterazioni della vita normale dovute alla pandemia. Facciamo da filtro per i servizi specialistici, come il servizio di tutela dei minori e quello di neuropsichiatria infantile. Collaboriamo con i servizi sociali, i medici di base e le parrocchie. Nel Comune di Jesolo, ad esempio, abbiamo il progetto “Crescere Insieme”: conversazioni tra genitori, insegnanti ed educatori sulle relazioni in famiglia e a scuola in tempo di Covid.
Le scuole, appunto…
È stato aperto uno sportello all’Istituto comprensivo De Amicis, grazie a fondi del Ministero dell’Istruzione, per gestire lo stress del personale, con accesso libero e gratuito. Nel Comune di Eraclea, fino al 2018, tenevamo incontri “Genitori e Figli”. Un altro progetto era per i genitori separati: come educare i figli dopo la separazione. Il Comune aveva promosso un Tavolo di Comunità per raccogliere osservazioni anche da parrocchie, associazioni, servizi sociali e Serd: per esempio, sul forte disagio riesploso qualche anno fa, a Ponte Crepaldo, per l’uso e lo spaccio di sostanze. Con le parrocchie collaboriamo in vari ambiti: dall’educazione all’affettività e alla sessualità (come a Torre di Fine e Valcasoni) all’uso dei social. Assieme a catechisti e animatori prepariamo singoli progetti. A volte ai corsi per fidanzati ci invitano a trattare di comunicazione, conflitti, sessualità, metodi naturali, genitorialità… A Ca’ Savio uno dei nostri volontari, avvocato, ha illustrato i profili canonici della celebrazione del matrimonio. Ma le possibilità sono moltissime: dal perdono, con i genitori dei bambini della prima confessione, all’educazione ai valori cristiani, con i cresimandi.
Prospettive?
Per sostenere il servizio contiamo sull’8×1000, su un contributo della Regione Veneto e sulle offerte di benefattori. Ma ora stringiamo un po’ i denti: salvo a chi proprio non può, chiediamo dal quarto colloquio di consulenza (prima è gratuita) un piccolo contributo. Da marzo poi ridurremo l’apertura settimanale.
Giovanni Carnio