Un oggetto minuscolo (lungo poco più di un centimetro), ma importantissimo nell’ambito degli studi delle gemme antiche.
A caratterizzarlo, una corniola di vecchia data a forma ottagonale ed una complessa iconografia circoscritta da un’iscrizione in lettere greche.
Sopra all’imbarcazione – cuore della scena – è raffigurato un giovane che indossa una corta tunica senza maniche, intento a tenere fra le mani due pesci per la bocca. Mentre la barca, rappresentata di profilo, ha uno scafo tondo, oltre ad una poppa e una prora slanciate che terminano con una decorazione a testa di uccello.
È un ritrovamento che risale al 2017, in località Ghiacciaia, quello rinvenuto durante uno degli scavi archeologici ad Altino, illustrato in occasione del terzo appuntamento dedicato alle origini del cristianesimo altinate e organizzato dall’associazione “La Carta di Altino”.
Una campagna che ha messo in luce i resti di due domus databili fra la tarda età repubblicana e la prima età imperiale. La gemma di Cristo Sotér (Salvatore) è interessante soprattutto per un aspetto: perché permette di far luce sull’effettivo sviluppo del cristianesimo nell’area lagunare, «sapendo che in questo Altino ha avuto un ruolo significativo, in quanto quello ufficialmente attestato dalle fonti – dice Mario Defina, dell’associazione – risale al ‘400, cominciando con Eliodoro, primo vescovo del luogo».
E qui entra in gioco la gemma preziosa, per la quale stabilire chi l’abbia fabbricata e a chi appartenesse è cosa complessa. È tuttavia plausibile che essa possa risalire addirittura alla fine del III secolo d.C., arrivando così a documentare una presenza precoce del cristianesimo in laguna, almeno un secolo prima rispetto a quella del primo vescovo locale.
«Le indagini di Ca’ Foscari – spiega Luigi Sperti, professore di Archeologia classica nell’ateneo veneziano e direttore del progetto Altino, che l’ha visto responsabile di una serie di campagne di ricognizione – sono cominciate nel 2012, nella parte nord orientale dell’abitato della città antica, in collaborazione con Sovrintendenza archeologica, Polo museale veneziano e una ventina di studenti ogni anno.
Gli scavi sono stati avviati poi dal 2016, scoprendo la gemma l’anno seguente. «La forma della pietra, la presenza dei pesci e l’iscrizione sono elementi che la rapportano – conferma Bruna Nardelli, archeologa specialista di gemme antiche e cammei – al mondo della religione cristiana. Il pescatore? Un motivo che sulle gemme cristiane risulta meno frequente rispetto alle figure legate alla tematica bucolica (pensiamo al pastore che, recante una pecora sulle spalle, è diffuso nella produzione glittica romana, specie di quella della metà del III secolo), anche se sono note gemme che raffigurano il pescatore a riva nell’atto di pescare».
Altro elemento simbolico del ritrovamento altinate sono i pesci, uno dei simboli più presenti fra i primi cristiani, come rimando a Cristo, mentre quello più piccolo (sulla destra) rappresenterebbe i fedeli. «La corniola appare particolare pure nella raffigurazione atipica della nave: quest’ultima allude simbolicamente alla salvezza per chi vi salirà a bordo, con riferimento alla Chiesa. La nave in questione è rappresentata in modo elementare e sembra indicare – prosegue Nardelli – una tipologia vicina alle imbarcazioni da trasporto». Che in qualche modo rimanda anche ai mosaici rinvenuti in Siria. Mentre le due estremità sono decorate con protomi di uccello: con una testa più grande a poppa, somigliante ad un’anatra, e con il becco lungo e sottile a prora, affine a quello di una colomba.
«Insomma, per le sue peculiarità concettuali e simboliche, la gemma altinate è difficilmente riconducibile a schemi noti. Non è stato infatti riscontrato alcun confronto diretto dall’esame delle collezioni gemmarie pubbliche e private. Riguardo la provenienza, infine, non si può escludere l’appartenenza alla produzione aquileiese, fra i centri più importanti nella produzione glittica durante tutto l’Impero».
Marta Gasparon