Il Veneto si doterà di 99 “Case della Comunità” e di 30 “Ospedali di Comunità” diffusi sui territori di tutte le aziende sociosanitarie della Regione, che andranno ad arricchire la dotazione già esistente La Giunta regionale del Veneto, su proposta dell’assessore alla Sanità e alle Politiche sociali, Manuela Lanzarin, ha approvato l’individuazione delle sedi delle strutture.
Nel territorio dell’Ulss Serenissima i nuovi ospedali di comunità saranno tre: a Venezia, ai Ss. Giovanni e Paolo, presso l’Ospedale Civile; a Noale e a Chioggia, presso i locali ospedali.
Dodici saranno invece, sempre nel territorio dell’Ulss veneziana, le Case della Comunità. Nel territorio diocesano saranno sei: al Lido di Venezia, presso il Polimabulatorio, a Venezia all’Ospedale Civile, a Mestre presso il Poliambulatorio del Distretto 2, a Favaro, a Marghera e a Mira.
“Dobbiamo ragionare in termini di sistema: una rete connessa di servizi che spazino dall’ambito sociale a quello sanitario, con finalità diverse dai luoghi di cura delle acuzie, ma che siano di reale sostegno alle persone e ai nuclei familiari e ai caregiver – spiega l’assessore Lanzarin -. Da qui nasce la nostra progettualità, sostenuta dal Next Generation EU, il programma con cui di investimenti e riforme con cui l’Unione Europea ha risposto alla crisi pandemica, che rappresenta un’opportunità unica di sviluppo. Perciò è prevista la riorganizzazione delle reti di prossimità con l’investimento sulle Case e gli Ospedali di Comunità, specificamente previsti dal PNRR”.
«Penso ad esempio – continua l’assessore – agli anziani soli, o alle persone con disabilità. Siamo consapevoli di quanto sia indispensabile dare risposte alle necessità dettate dal crescente processo di invecchiamento della popolazione, con la conseguente quota di cittadini affetti da malattie croniche. La realizzazione delle ‘Case della comunità’, dotate di team multidisciplinari di medici specialisti, infermieri e assistenti sociali, consente a questi malati di godere di servizi sul territorio sempre più adeguati senza ricorrere ulteriormente agli ospedali. Un sistema che, integrato con i servizi domiciliari, garantirebbe anche una relativa qualità della vita favorendo il più possibile l’autonomia e l’indipendenza personale oltre che riducendo il rischio di ricoveri inappropriati”.
“Analogamente – dice ancora l’Lanzarin – le nostre richieste di investimento volte anche a potenziare l’offerta territoriale riguardano anche 30 Ospedali di Comunità per il ricovero breve dei pazienti che necessitano di cure a medio-bassa intensità e di breve durata. Si tratta di strutture che hanno l’obiettivo di elevare l’appropriatezza delle cure e facilitare la transizione verso il proprio domicilio dei pazienti dimessi dagli ospedali, consentendo alle famiglie il necessario supporto fino all’organizzazione della presa in cura da parte delle famiglie”.
La progettualità delle “Case della Comunità” e degli “Ospedali di Comunità” in coerenza con le indicazioni del PNRR sono state esaminate dalla CRITE (Commissione Regionale per gli Investimenti in Tecnologia ed Edilizia) che ha espresso parere favorevole nella seduta dello scorso 14 gennaio.