«Noi desideriamo con tutto il cuore che questo sia, per la nostra isola di Murano, un Natale di Luce… Un Natale di solidarietà, di amore gli uni verso gli altri, dove il bene comune possa essere il timone che guida le grandi e piccole decisioni di ognuno. Un Natale dove la nostra comunità metta, ai piedi di Gesù che nasce, tutte le tribolazioni, economiche e sociali, perché lui possa “trasfigurarle”, trasformarle, in volontà comune di bene, comunione e amore».
È questo il messaggio di fondo dei giovani della collaborazione pastorale di Murano: un messaggio che accompagna e spiega il presepe che i giovani stessi hanno realizzato.
La rappresentazione della Natività usa quest’anno un “mattone” decisamente muranese: il “cotisso”, cioè i blocchi irregolari che spesso rimangono dalla lavorazione del vetro e che sono il risultato meno prezioso e meno artistico del vetro di Murano. «Per il nostro presepe – spiegano gli autori – abbiamo voluto usare proprio lui, il “cotisso”, perché anche noi siamo un po’ così: feriti, a volte taglienti, a volte bruttini… Eppure Gesù prende proprio questa nostra umanità, la prende in sé e su di sé, e la solleva verso l’infinito di Dio».
Ma ci sono anche altri elementi utilizzati e che esprimo bene il senso che si vuole attribuire. L’acqua, per esempio: «Visto che siamo dentro una chiesa – sono sempre i giovani chiarire – parlando di acqua viene subito in mente l’acqua del Battesimo, acqua di vita nuova in Dio. Per noi, gente di laguna, è facile capire come l’acqua possa essere potente: spesso porta sofferenze e
disastri, ma dall’acqua è possibile rinascere… e con Dio, questa rinascita è sempre straordinaria».
E poi c’è quell’isola di isole che è proprio Murano: «Isolette attraversate da un canale grande… È la nostra Murano. Ma se si guarda bene, si vedrà che il canale centrale è un po’ più largo della realtà. Lo abbiamo fatto così apposta, come se Murano allargasse idealmente le sue braccia, per far spazio, dentro di sé, a Gesù che nasce. E la grotta? Ma è il nostro “Ponte Longo”!», osservano ancora gli autori della sacra rappresentazione: «Per tanto tempo simbolo quasi di divisione, “da Rio” e “da San Donà”, oggi svetta come simbolo di unione e comunione… E dove c’è comunione… c’è Dio (che nasce!)».