La carne diventa il cardine, lo strumento della salvezza. Lo diceva Tertulliano, autore cristiano del III secolo, usando queste due parole così vicine nel suono per dire che stretta correlazione assumono nell’Incarnazione, nel farsi uomo di Dio attraverso il Bambino che nasce a Natale.
Il Patriarca Francesco cita Tertulliano nell’omelia della Messa di Natale, presieduta in San Marco. E sottolinea, con lo scrittore latino, la novità e la grandezza del cristianesimo: «L’incarnazione rappresenta il grande elemento che differenzia – nelle tre religioni monoteiste – il Cristianesimo dall’Ebraismo e dall’Islam; non sono l’esistenza di Dio o l’anelito alla salvezza a fare la differenza, ma l’incarnazione. È proprio, infatti, di tutte le grandi religioni affermare l’esistenza di Dio ed indicare una via di salvezza per l’uomo, ma ciò che rende unica la fede cristiana è esattamente il Natale».
La straordinarietà del Natale, l’evento in cui si concreta l’incarnazione, fa luce anche sulla nuova alleanza fra Dio e uomo, un’alleanza che valorizza l’essenza dell’uomo. «L’uomo, lo sappiamo – prosegue il Patriarca – non è un angelo. Anche nell’atto più spirituale (la preghiera) o nell’atto più intellettuale (l’astrazione filosofica), l’uomo è coinvolto carnalmente; non si dà nella mente ciò che, prima, non era nei sensi. La stessa preghiera non è un vago pensiero su Dio e, infatti, si prega sempre a partire dalla propria storia, dalla propria vicenda personale; si prega con il corpo, individualmente e con la comunità che, a sua volta, è la risultanza di un incontro che avviene tra singole persone nella corporeità, attraverso e grazie al proprio corpo».
La carne, quindi, continua mons. Moraglia nella sua predicazione natalizia, «non è solo la carne del peccato e non è neppure mera materialità inanimata ma, con lo spirito, è la realtà – questo è il senso della parola “carnalità” – che umanamente ci caratterizza e che entra nella nostra relazionalità, come avviene per Gesù che nasce “secondo la carne” e così entra nella storia attraverso la carne umana».
«L’uomo è “altro” rispetto a Dio, ma non è il “totalmente altro”; certo è “altro” rispetto a Dio nella sua vita spirituale (anima) e carnale (corporeità), eppure sia l’anima sia il corpo dell’uomo derivano da Dio. Sì, lo spirito e la carne provengono da Dio e l’uomo è esattamente questa realtà. Il Natale, così, è risposta all’uomo inteso nella totalità del suo essere. Per questo, a Natale, Dio si fa carne: “…il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi…” (Gv 1, 14). A Natale noi parliamo in termini spirituali e corporei – anima e corpo – in un contesto di unità». (G.M.)