È mancata Maria Da Villa Urbani, una delle protagoniste della vita culturale della basilica di San Marco e di Venezia.
Si è spenta l’8 dicembre, a 84 anni. Laureata in lettere all’Università di Padova, dal 1983 e fino al 2015 è stata responsabile della biblioteca e dell’archivio storico della Procuratoria di San Marco e si è occupata di documentare la storia dei restauri, realizzati nel tempo, in vista di nuovi progetti conservativi.
È stata referente per le attività culturali ed editoriali della Procuratoria ed è sua creazione, insieme alla prof. Irene Favaretto, la serie dei “Quaderni della Procuratoria”. Ha inoltre pubblicato numerosi saggi sulla Basilica e due guide rivolte al visitatore più interessato.
Il Patriarca Francesco si è fatto subito presente presso la famiglia Urbani per esprimere la condoglianza personale e della Chiesa di Venezia. Così scrive in un telegramma: «Appresa, nella sera dell’Immacolata, la notizia della morte di Maria Da Villa Urbani che, quale collaboratrice e responsabile dell’Archivio Storico della Procuratoria di San Marco dal 1983 al 2015, ha per lunghi anni messo a disposizione la sua competenza e passione per custodire e promuovere quel bene così prezioso per la Chiesa di Venezia che è la basilica cattedrale, desidero manifestare, anche a nome dei Procuratori e di tutto il personale della Procuratoria, vicinanza e cordoglio ai fratelli, alle figlie Anna e Silvia, al figlio Carlo, ai congiunti e agli amici. Il Signore sia per lei il premio e per tutti cristiana consolazione».
«Durante questi trent’anni, sotto la sua guida – scrive in un messaggio il Primo Procuratore di San Marco, Carlo Aberto Tesserin – l’Archivio e la Biblioteca della Procuratoria sono diventati un luogo d’incontro per specialisti bizantinologi, medievisti, storici e storici dell’arte che in lei trovavano sempre risposte ad ogni quesito. Ha seguito studiosi, laureandi e dottorandi nelle loro ricerche nei fondi archivistici della Basilica, dando sempre consigli preziosi e illuminati. La frequentazione con mons. Antonio Niero ha inoltre acuito in lei la consapevolezza non già solo della straordinaria bellezza della Basilica in ogni sua parte, ma anche del profondo significato spirituale che pervade tutti gli spazi, rendendola veicolo di fede e sottolineando il percorso di salvezza che è il programma voluto e attuato fin dai primi costruttori della Basilica».
«Con lei – afferma ancora Tesserin – si conclude un periodo irripetibile che ha permesso la pubblicazione di tante opere sulla Basilica e in particolare ha dato inizio alla collana dei Quaderni che l’ha vista collaborare come coautrice con il procuratore Irene Favaretto, l’architetto Antonella Fumo e Chiara Vian, con grande sapienza in una continua ricerca di perfezione. Lascia in tutti coloro che hanno in qualsiasi modo avuto a che fare con la basilica di San Marco un grande vuoto, perché con Lei abbiamo perso non solo una grande studiosa, ma soprattutto una grande Amica». (G.M.)