Le mille forme della generosità sono come le tessere di un mosaico. Tanti pezzi lo compongono, ognuno ha una sua caratteristica per rendere il quadro sempre più attraente. Si può sintetizzare così la molteplicità degli avvenimenti e delle dimostrazioni di generosità che hanno riguardato nelle ultime settimana Casa San Raffaele, la struttura di prima accoglienza per migranti di Mira Porte.
«L’azione dello Spirito si legge e si sente e costruisce un mosaico che piano piano prende forma», esordisce il referente della Casa, Alberto Albertini. La prima tessera sembra poco attinente, e invece: «Anche quest’anno, forse l’ultimo, sono stato invitato a partecipare agli Esami di Stato al liceo Galileo Galilei di Dolo, con la mansione di presidente; confesso che dopo la lunga esperienza con gli immigrati, quando mi trovo con i colleghi faccio un po’ fatica, mi sento come se provenissi da un altro pianeta. Ma ecco cos’è accaduto: una delle ragazze che ha sostenuto l’esame mi ha chiesto di poter frequentare la Casa San Raffaele per poter insegnare ai ragazzi l’italiano.
Abbiamo subito colto l’opportunità, tanto che la giovane si è già ambientata con il gruppo di maestre che si trovano ogni giovedì pomeriggio». Gruppo – ricorda Albertini – nato attorno a Giulia, la mamma di Henry, ragazzo scomparso un paio di anni fa. «Desidero citare poi quegli scout che sono passati da noi per fare servizio e le due scolte con le quali siamo andati in pellegrinaggio notturno fino al santo, nella notte di Sant’Antonio». Tra le iniziative portate avanti, anche la realizzazione di un orto nel retro della Casa grazie all’aiuto di Ludmilla, signora moldava che frequenta la struttura per aiutare i ragazzi nel fare le pulizie e nel preparare i cibi, che ha coinvolto nell’attività anche Ibraim (e non solo). «Abbiamo poi ricevuto 22 rappresentanze di associazioni ed enti nel territorio che si occupano di accoglienza, immigrazione e stranieri», continua Albertini, soffermandosi sull’“operazione frigoriferi”, da tempo poco manutenzionati e un po’ rumorosi soprattutto nelle ore notturne, tanto da decidere di spegnerli per non disturbare i vicini. Il resto l’ha consentito la Provvidenza: «I ragazzi che hanno celebrato la Cresima nella parrocchia di San Nicolò di Mira hanno raccolto una cifra considerevole, che ci hanno consegnato come contributo per comprare i frigoriferi nuovi (vedi foto). Anche i proventi del libro “COstretti a VIverci Dentro”, raccolta di pensieri scritti da autori vari durante il lockdown e collazionati da mia sorella Cristiana, sono stati consegnati alla Casa per la stessa causa». Ma le belle notizie non si fermano qui: se da un lato sono state donate alcune sedie nuove da esterno e un piccolo condizionatore da utilizzare per la dispensa, dall’altro è stato trovato lavoro – seppur precario – a quattro ospiti. Senza dimenticare che il supermercato “IperLando” di Padova «continua a fornirci di cibo in scadenza, ma buonissimo: questo ci permette di aiutare anche famiglie esterne alla Casa. “Non ci manca nulla, vogliamo solo sentire il vostro affetto”, così mi ha detto un ragazzo somalo. E questo è di certo l’aspetto più bello del mosaico che si compone di tanti doni che alleviano la fatica e l’impegno». (GV)