Ci sono sei capisaldi nell’operazione che ha coinvolto le due banche venete in crisi e le ha portate sotto il controllo di Banca Intesa. Il Sottosegretario all’Economia e alle Finanze Pier Paolo Baretta li ha indicati così, intervenendo stamattina a Conegliano.
«Il primo caposaldo – spiega Baretta – è che abbiamo tenacemente evitato il bail-in e, dunque, quello che sarebbe stato un danno irreversibile per l’economia veneta. Il secondo è che abbiamo affidato gli asset ad un operatore nazionale (sottolineo nazionale!). Un operatore importante, che è risultato primo negli stress test di luglio scorso. Ma, soprattutto, il solo che si è presentato…».
Terzo caposaldo: «Nessuna interruzione di attività e sportelli aperti stamattina». Quarto: «Nessun licenziamento e gestione solo volontaria degli esuberi».
Infine gli ultimi due: «Rimborso al 100% degli obbligazionisti retail e senior; risultato che va ben oltre quanto previsto dal BS ed ottenuto col contributo di banca Intesa. Infine, esborso di importanti risorse pubbliche (5,5 miliardi di euro) senza peggiorare i conti pubblici, perché utilizziamo, d’accordo con le autorità europee, quelle già stanziate per l’intervento precauzionale, che avremmo preferito, ma che abbisognava di circa un miliardo di apporto di capitali privati, che non c’è stato!».
Può restare il rammarico, conclude Pierpaolo Baretta, «di una mancata “operazione veneta”… Potremmo discutere a lungo, e lo faremo, sulle responsabilità di gestioni irresponsabili; sugli errori fatti in questo ultimo anno (e ce n’è per tutti, per cui consiglierei prudenza nella ricerca di responsabilità a senso unico!); sulle occasioni perse, anche dal Veneto. Ma resta il fatto che, al dunque, non potevamo lasciare che fallisse un pezzo importante di economia e di risparmio, solo in apparenza, locale, visto che stiamo parlando del Veneto, che è una delle economie più importanti d’Europa».