Tutto è cominciato con una primavera con temperature nella media, con un marzo e una prima parte di aprile in cui non è piovuto. Non c’è dunque da stupirsi che dalla sua seconda metà, maggio compreso, di acqua dal cielo ne sia scesa parecchia, quasi a colmare il deficit idrico accumulato. Ed anche a livello di temperature – non elevate – si può dire che la primavera abbia fatto il suo dovere.
«Tanto che a fine maggio siamo arrivati sulle Dolomiti con dei cumuli di neve notevoli che non si vedevano da tempo», illustra il meteorologo e presidente di “Meteo in Veneto”, Marco Rabito, chiarendo come il cambio di passo si sia verificato a giugno. È vero, dalla sua seconda settimana il caldo in Veneto ha cominciato a picchiare, tuttavia senza raggiungere quelle temperature da record – 38 gradi in molte località di pianura – registrate il giorno 27 del 2019. «Quest’anno ci siamo assestati fra i 33 e 35 gradi: valori leggermente sopra la media che però non possono essere ritenuti eccezionali. Cos’è stato rilevante finora? La lunga durata dell’ondata di caldo cui abbiamo assistito. Poche le piogge, tanto che stiamo soffrendo la siccità (l’agricoltura continua ad essere irrigata abbondantemente). Se nella prima parte del mese è intervenuto un contributo oceanico, con caldo accettabile, dalla scorsa settimana è arrivato il caldo africano». Dunque con un clima prevalentemente afoso (e in laguna ancora di più) che di norma porta – contrariamente al caldo secco – ad un disagio fisico più elevato. «Che ci lancia dei segnali, portando ad idratarci di continuo. Mentre col caldo secco è più difficile difendersi poiché il nostro corpo lo segnala meno».
Cosa succederà nei prossimi giorni? «Il nostro territorio – illustra Rabito – sarà interessato da un flusso oceanico caratterizzato da una massa d’aria meno calda e a tratti instabile. Possiamo attenderci alcune giornate con instabilità, perlopiù a sviluppo pomeridiano e da un calo generalizzato delle temperature, con valori massimi diurni che torneranno sulle medie tipiche del periodo. Si tratterà di instabilità di tipo temporalesco, pertanto non omogenea sul territorio». Insomma, si potrebbero osservare su alcune zone intensi nubifragi – considerando l’energia accumulata sotto forma di calore e umidità, saranno possibili forti precipitazioni localizzate in aree ridotte, raffiche di vento e grandine – mentre in altre assenza totale di fenomeni. Ecco la buona notizia: possiamo considerare terminata l’ondata di calore che ha coinvolto giugno. «Ma dalla seconda metà della prossima settimana è probabile un nuovo aumento delle temperature, che torneranno su valori superiori alle medie, in un contesto di rinnovata stabilità». Per prepararsi al meglio ai mesi estivi, Rabito dispensa alcuni consigli: aver cura della nostra pelle usando, soprattutto sotto i 20 anni, la protezione solare quando ci si espone al sole.
I cui effetti, non immediati, non vanno sottovalutati. È importante poi tenere sempre un occhio rivolto al cielo per mettere al riparo quanto possibile quando le nubi iniziano ad accumularsi; e, prima d’intraprendere un’escursione, specialmente se impegnativa come nel caso di una ferrata in montagna, è bene controllare sempre le previsioni meteo. «Preferendo la mattina e le prime ore del pomeriggio, poiché i temporali tendono a svilupparsi dalla metà di quest’ultimo. Cosa aspettarsi nei prossimi mesi? Bisogna chiamare in causa climatologia e statistica: i trend ci dicono che le temperature mediamente stanno aumentando, dunque l’attesa è per un’estate più calda della norma, con episodi temporaleschi minori ma più intensi». Non manca infine un commento alla qualità dell’aria degli ultimi tempi. «La necessità di ridurre le polveri sottili c’è, ma rispetto al 2007 gli sforamenti in Veneto sono un terzo. Certo, la Pianura Padana consente per sua conformazione un determinato limite di miglioramento, ma di segnali positivi ce ne sono».
Marta Gasparon