Mese di maggio autunnale come non si ricorda a memoria d’uomo, freddo notturno e piogge intense e frequenti mettono a rischio le colture primaverili ed invernali. Oltre il 50% del raccolto di asparagi verdi è andato perduto insieme a circa il 30% di quello di asparagi bianchi. Faticano anche mais e frumento a causa del clima troppo freddo e umido, in ritardo la semina della soia. E nel veneziano soffrono anche i vigneti che, dopo il gelo e la grandine di aprile, presentano un grave ritardo nella fioritura soprattutto della glera (la bacca del Prosecco) largamente coltivata.
«Mio padre dice che non si ricorda una primavera così fredda, senza pause di tepore e di sole – sottolinea amaramente Giuliano Scattolin, agricoltore di Scorzé. – La coltura degli asparagi dura dai primi di aprile fino a maggio e quest’anno il meteo è stato così inclemente che abbiamo perso oltre il 50% degli asparagi verdi: temperature notturne bassissime, troppi sbalzi tra notte e giorno e soprattutto molta pioggia e poco sole hanno reso difficile la maturazione delle piante. Si sono salvati un po’ gli asparagi bianchi, per i quali le perdite si attestano attorno al 30%, perché il metodo di coltivazione prevede che la pianta cresca dentro una cumulo di terra (baulatura) ricoperta da un telo nero per impedire l’effetto della fotosintesi ed in questo modo si è riuscito a limitare in parte i danni della pioggia e del freddo”
Il gelo del 7 e dell’8 aprile ha danneggiato in prevalenza la varietà Glera – Prosecco e la Glera igt. Le gemme danneggiate, e di conseguenza la riduzione media si può stimare tra il 20-30% con delle punte nelle aree più umide che arrivano fino all’80%. Lievi danni si possono notare anche sul Pinot grigio e le altre varietà. “Anche nella primavera del 2017 si era verificata una gelata, ma a memoria d’uomo non si hanno ricordi di un danno così diffuso anche nelle zone litorali normalmente mitigate dalla presenza del mare – precisa Roberto Ciani Bassetti, presidente della sezione vitivinilcoltura di Confagricoltura Venezia. – Si sono verificate quattro grandinate: hanno colpito principalmente la zona nord della provincia, San Stino di Livenza, Portogruaro, Caorle, causando danni ai vigneti per un 20-30% dove sono arrivate miste alla pioggia e anche del 100% dove è arrivata la grandine secca. Ad aggravare la situazione poi si è aggiunto l’andamento climatico di maggio che, con piogge frequentissime e temperature basse, sta ritardando, il ciclo vegetativo/produttivo delle piante. Le fioriture della Glera atta a Prosecco, e della Glera sono in ritardo di una decina di giorni, quelle del Pinot grigio e delle altre varietà presentano un ritardo anche maggiore”.
In sofferenza anche il mais e il frumento che hanno bisogno di temperature più alte e stabili e di poca pioggia, in ritardo la semina della soia. “L’andamento di quest’anno ricorda il 2019 – conclude il presidente di Confagricoltura Venezia, Marco Aurelio Pasti – ma quello che preoccupa è l’alternarsi di lunghi periodi di siccità a cui succedono periodi con eccessi di precipitazioni: il passaggio repentino da una situazione all’altra non lascia il tempo alle colture di adattarsi. Nel 2019 a giugno, nel giro di una settimana, si passò da 15 a 35 gradi, con vento caldo e secco che cementificò i terreni destrutturati dall’eccessiva piovosità di aprile e maggio. Al momento registriamo un ritardo di circa 7-10 giorni nello sviluppo delle colture, ma la stagione è ancora agli inizi e molto dipenderà dal meteo di giugno, luglio e agosto. Certo le scorte globali sono ai minimi per il mais e un andamento meteo avverso Europa, USA o Cina potrebbe portare ad un’ulteriore impennata dei prezzi”.