Più rispetto per i medici di famiglia. Lo chiese Maurizio Scassola, segretario regionale della FIMMG Veneto, la Federazione dei medici di medicina generale.
La campagna vaccinale anti SARS-CoV 2 nella Regione Veneto vede sempre più – sostiene Scassola – la mortificazione e l’emarginazione del ruolo dei medici di medicina generale.
Le ragioni? Scassola le elenca: «Una fornitura di vaccini sempre incerta sia per tipo sia per numero di dosi e l’assenza di un sistema che permetta di gestire le agende, individuando le persone già prenotate, sono fattori che costringono il medico di medicina generale a impegnare ore del proprio tempo per individuare e per contattare i pazienti da vaccinare. Un dispendio di energie e risorse difficilmente compatibile con la nostra attività assistenziale che rende, da parte nostra, estremamente complessa e problematica la prosecuzione della campagna vaccinale».
Una trascuratezza voluta? Secondo il segretario della Fimmg sì: «Appare palese come la Regione Veneto abbia fatto la precisa scelta di favorire l’accesso ai grandi Hub regionali costringendo la popolazione a rivolgersi al proprio medico di medicina generale in via residuale: in un territorio come quello veneto, in parte rilevante a popolazione dispersa, questo modello non è sufficiente a incontrare i bisogni della popolazione».
La scelta della Regione Veneto di indirizzare l’accesso ai grandi hub – argomenta il medico, se da un lato favorisce la rapidità nel raggiungere numeri elevati e in poco tempo da parte di chi ha più accesso alle prenotazioni on line, dall’altro lascia indietro una percentuale significativa di persone in tutte le classi di età.
«Dal nostro punto di osservazione segnaliamo che tendono a non vaccinarsi le persone in difficoltà per problemi di salute, per condizione sociale o familiare, residenti in territori più dispersi e naturalmente coloro che sono indecisi sulla base delle notizie inerenti le rare reazioni avverse dopo la vaccinazione. Nonostante tutto e con grande sforzo, abnegazione e responsabilità professionale, i medici di famiglia hanno permesso di completare la vaccinazione della popolazione più a rischio, pazienti domiciliari non ambulabili, fragili, pazienti delle classi di età più avanzate che spesso hanno grosse difficoltà a raggiungere gli Hub vaccinali».
«La Medicina Generale – conclude Maurizio Scassola – non può essere considerata la riserva del servizio pubblico. La Medicina generale ha dimostrato che, se messa nelle condizioni di lavorare, è pronta, flessibile, capace e altamente gradita dalla popolazione».