Ci ha lasciato, domenica 11 giugno, Piergiorgio Trevisan. Nato nel 1932, proveniva da una famiglia numerosa – aveva altri 8 fratelli – che abitava a Venezia, nella parrocchia dei Frari; una famiglia economicamente modesta, dignitosa, molto religiosa, con una grande fiducia nella Divina Provvidenza.
Riccardo, Piergiorgio e Giancarlo – gli ultimi tre maschi – frequentano fin da piccoli la parrocchia (sarà per loro la seconda casa) come chierichetti, cantori e membri dell’Azione Cattolica. Con l’arrivo degli scout, Piergiorgio sarà molto attivo in quel gruppo.
Negli primi anni ’50 la presidenza dell’Azione cattolica giovanile di Roma (G.I.A.C.), in accordo con il Ministero di Grazia e Giustizia, lancia un appello ai giovani cattolici per un inserimento di questi, mediante corsi di formazione e selezione, negli Istituti di rieducazione per minorenni, come educatori.
Piergiorgio, pur soffrendo per il distacco dai familiari, non trovando altre possibilità di lavoro, aderisce e si trasferisce a Tivoli nel carcere minorile locale e, oltre a lavorare, riprende gli studi magistrali interrotti a Venezia per le difficoltà economiche della famiglia.
La Provvidenza farà incontrare nel suo cammino la possibilità di operare a beneficio degli ammalati di lebbra, per i quali dedicherà cinquant’anni di volontariato, con la spedizione di tonnellate di farmaci (donatigli dalle industrie farmaceutiche romane) alle Missioni e ai centri di cura. Piergiorgio Trevisam ha visitato ripetutamente oltre 30 paesi extraeuropei in qualità di Presidente nazionale e consigliere dell’Associazione “Amici dei lebbrosi di Bologna”, per seguire e controllare i progetti programmati dalla presidenza.
E siccome il volontariato per gli ultimi è un virus dal quale non si guarisce – dice chi l’ha conosciuto bene – ha continuato fino all’ultimo giorno.
Se ne è andato domenica notte dopo la cena con tutti i familiari e l’abituale rosario con la moglie.