«Consultate le previsioni polliniche come quelle meteo», questo il consiglio di Damaris Selle, esperta di pollini e spore fungine presso l’ARPAV (Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto).
Non tutti i pollini sono allergenici, infatti a causare le tipiche allergie sono solo le piante anemofile, ovvero coloro che affidano al vento l’impollinazione. In questo caso la pianta che produce grandi quantità di polline non ha bisogno di colori vivaci, profumi, o nettari, e cerca di eliminare eventuali ostacoli alla diffusione del polline fiorendo in alcuni casi prima dello sviluppo delle foglie.
La primavera è appena iniziata ma la stagione pollinica, paradossalmente, non coincide solo con i mesi primaverili ma anzi, inizia proprio in quelli invernali e si protrae fino all’autunno.
Ogni famiglia botanica inizia la fioritura in periodi diversi. Se prendiamo ad esempio le corilacee (nocciolo, carpino bianco e nero) fioriscono tra gennaio e maggio, mentre le fagacee (faggio e castagno) tra aprile e luglio.
Periodi dell’anno diversi hanno quindi pollini diversi, ma non solo, anche territori diversi hanno pollini diversi: montagna, pianura e mare non hanno né lo stesso tipo di pollini né tantomeno la stessa concentrazione di essi. L’ARPAV indica la concentrazione pollinica, registrata sul territorio veneto da 7 stazioni di monitoraggio, con fasce di bassa, media o alta presenza, stabilite in base ai valori dell’indice pollinico nazionale.
In questo periodo troviamo in montagna concentrazione di frassino e cardino bianco, mentre in pianura troviamo salice, pioppo, quercia e graminacee. Rispetto all’anno scorso c’è molto meno nocciolo e carpino nero (in montagna), mentre in pianura c’è un aumento delle platanacee che fortunatamente sono scarsamente allergeniche. (G.T.)
(Fotografia: Pixabay)