Il saldo tra assunzioni e cessazioni nel primo trimestre 2021 in Veneto, al netto del blocco dei licenziamenti, è stato pari a +29.000 unità rispetto alle +18.000 fatto registrare nel 2020. Un segnale positivo che incoraggia le imprese a pianificare la ripartenza.
La pandemia da Covid-19, che ha investito il sistema economico veneto quando esso aveva recuperato e accresciuto i livelli occupazionali presenti prima della crisi del 2008, ha fatto registrare una caduta a partire dal marzo 2020, tale da azzerare gli incrementi precedenti. Dall’analisi dei dati di Veneto Lavoro, circa la variazione, emerge che il picco più basso del saldo delle posizioni di lavoro dipendente si era verificato a giugno dello scorso anno, con – 44.000 unità, per poi recuperare progressivamente nell’autunno sin ad arrivare al livello di sostanziale pareggio attuale. La dinamica delle assunzioni è per tutti negativa in confronto ai due anni precedenti, in particolare per il tempo indeterminato.
Dando uno sguardo alla geografia, le Province ad elevata propensione turistica, Venezia in testa, son quelle a pagare i costi più rilevanti della crisi pandemica. Il saldo occupazionale del settore turistico è meno negativo dell’analogo periodo dell’anno precedente, durante il quale era avvenuto il forte arresto, così come migliori risultano le prestazioni di settori come le costruzioni, il commercio all’ingrosso e dei prodotti in metallo.
Il Presidente di Confapi Venezia, Marco Zecchinel, commenta così l’analisi: «I dati di Veneto Lavoro come elaborati dal nostro centro studi evidenziano, sul fronte dell’occupazione, l’attesa inversione di tendenza nel confronto con lo stesso periodo del 2020. Il mese di marzo dello scorso anno corrispondeva infatti con la fase più dura delle misure di lockdown. Questo è il momento di pianificare la ripartenza».