Rosa, ultraottantenne ospite di IPAV (Istituzioni Pubbliche di Assistenza Veneziane), nei collegamenti in videochiamata con i propri familiari, canta per dire alle persone care: “Ti voglio bene”. E questo canto diventa simbolo di speranza per la Pasqua 2021, dopo il lungo tunnel buio in cui l’emergenza da virus Sars-Cov-2 ha trascinato, per oltre un anno, anche le residenze per anziani della nostra città. Il contatto tra anziani ospiti e familiari non si è mai fermato e, da quando le visite in presenza sono state vietate, le videochiamate costanti, grazie alla mediazione di educatori ed educatrici, hanno invece rinforzato il legame affettivo. Resilienza e creatività infatti sono sbocciate, nonostante tutti problemi creati dalla pandemia.
Le festività di Pasqua e Pasquetta saranno celebrate in ognuno dei cinque centri servizi per anziani di IPAV: a Mestre, Antica Scuola dei Battuti e Residenza Contarini; a Venezia, San Lorenzo, Zitelle e San Giobbe. In programma la benedizione degli anziani da parte di sacerdoti, che entreranno nelle strutture dotati dei dispositivi di protezione individuale, ma sono previste anche altre attività: videochiamate per lo scambio di auguri con familiari e persone care, piantumazione di ulivi in giardino e pranzi con uova e colombe pasquali.
Al Centro Servizi Antica Scuola dei Battuti di Mestre si fa festa inoltre, grazie all’arrivo dei bigliettini con gli auguri di Buona Pasqua realizzati da circa 80 bambini che frequentano il catechismo alla parrocchia della Madonna Addolorata in via Servi di Maria.
Giovedì santo invece un grande uovo di cioccolato e 4 tablet sono stati consegnati ai vertici di Ipav, alla presenza dell’assessore Laura Besio, da Paola Pinzan, Paola Veronese, Gerarda Saccardo, Valeria Gasparini, Alessandra Dell’Anna, Giovanna Palazzi, Manuela Pieretto, Stefania Senarigo, Annamaria Ceccarello, Ornella Vianello.
“IPAV accoglie complessivamente circa mille ospiti e conta 700 dipendenti – sottolinea Luigi Polesel, Presidente di IPAV. – La lotta contro il Sars-Cov-2 è stata durissima e non è ancora conclusa, ma possiamo guardare con maggiore fiducia al futuro. La vaccinazione dei nostri ospiti ha permesso, per ora, di bloccare la diffusione della malattia tra gli anziani. Già ad inizio febbraio, avevamo concluso la somministrazione anche della seconda dose di vaccino Pfizer e continuiamo ancora a vaccinare gli anziani che entrano nelle strutture e gli operatori che hanno già contratto il virus, abbiamo avviato un sistema efficace in collaborazione con Azienda ULSS 3 Serenissima e con i medici di medicina generale che hanno in cura i nostri ospiti”.
I contatti più stretti tra anziani ospiti e familiari continuano ad avvenire tramite il servizio di videochiamate. “Sono tanti gli episodi che descrivono la tenerezza dei legami affettivi: gli educatori raccontano che alcuni ospiti accarezzano e baciano il tablet per essere più vicini ai propri familiari – riprende il Presidente Polesel. – E’ doveroso ringraziare tutti gli infermieri e gli operatori socio sanitari che in questi mesi hanno rischiato in prima per persona per compiere al meglio la loro missione. E il mio ringraziamento si estende anche agli educatori che hanno dato il cuore per confortare gli anziani, continuando a realizzare perfino qualche attività ricreativa in videochiamata con l’esterno. Lo strenuo impegno di tutti questi professionisti merita la gratitudine dell’intera comunità per il servizio che hanno svolto, e ancora compiono, quotidianamente dall’inizio della pandemia”.
In IPAV restano attive tutte le misure di protezione del sistema di prevenzione anti COVID. “Occorre mantenere ancora, per lungo tempo, il massimo rigore nell’applicazione di tutte le misure di protezione previste, dobbiamo continuare ad agire con la massima cautela – sottolinea infine Maurizio Scassola, Segretario della Federazione Medici di Medicina Generale di Venezia e del Veneto – Il vaccino attualmente ha l’obiettivo di proteggere le persone, a cui è stato somministrato, dallo sviluppo della malattia o di controllarne la gravità; una piccola parte dei vaccinati potrebbe manifestare la malattia da SARS-Cov2, anche se in forma lieve, senza alcuna complicazione pericolosa. Al momento, non sappiamo se chi ha ricevuto il vaccino può comunque contribuire alla circolazione del virus, rischiando di infettare chi non lo ha ancora avuto. Questo contesto ancora così delicato ci impone di procedere con estrema cautela, confidando che i continui monitoraggi degli organismi sanitari potranno dirci nei prossimi mesi come dovremmo intervenire: la protezione del vaccino dovrebbe mantenersi per almeno sei-dodici mesi, poi le autorità stabiliranno come procedere per eventuali richiami e nel frattempo i centri di ricerca saranno attrezzati anche per l’aggiornamento dei vaccini in linea con eventuali mutazioni del virus”.